Sulle colonne della Gazzetta dello Sport ha parlato Fausto Gresini, figura storica del Motomondiale prima da pilota, poi da team principal dove ha vissuto momenti bellissimi e attimi tra i più brutti che un uomo possa vivere. Domani il Team Gresini festeggierà il ventennale dall'inizio dell'attività, iniziata nel lontano 1997 con Alex Barros e la Honda 500: "non fu per niente facile gestire una squadra, diventare imprenditore, avere più pazienza. Iniziammo che eravamo quattro gatti, oggi siamo una sessantina. Abbiamo fatto velocemente progressi importanti, ereditammo il progetto Honda Brasile di Pileri. Fu un inizio incredibile: podio dopo poche gare, Barros 9° finale. Era quasi un gioco, poi mi sono reso conto quanto fosse importante".

La cosa più difficile degli inizi però non riguarda il campione brasiliano, bensì uno dei più forti motociclisti italiani degli ultimi anni: Loris Capirossi. "La prima volta che mi sono reso conto di fare il team manager è stato nel ’99, con Capirossi in 250. Anno bello ma difficile, capii che non ero pronto a gestire un pilota così importante. Loris mi ha dato la prima vittoria, è stato molto bello. Però avere un campione del mondo non fu facile. La Honda non era troppo competitiva e non andò come avremmo voluto, ovvero conquistare il Mondiale, pur vincendo 4 gare". Il mondiale invece arrivò due anni dopo con Daijiro Kato che, assieme a Marco Simoncelli, sono i due piloti che più hanno segnato l'esperienza di Gresini nel Motomondiale: "con Daijiro vinsi il primo mondiale, un anno fantastico, vincemmo un sacco di gare. Marco è quello che mi è mancato di più, avrei voluto averlo ancora con me, poteva dare tanto".

Tornando al presente, Gresini ha cambiato fornitore passando da Honda ad Aprilia: "mi piace perché fai parte di un progetto con una Casa, non sei più solo un team satellite. Con Aprilia in questo momento soffriamo, ma l’obiettivo è fare un salto di qualità importante". Per ora la casa di Noale stenta, molto, in MotoGp mentre nelle categorie minori raccoglie qualche soddisfazione anche grazie all'apporto dei piloti da lui scoperti: “mi dà gusto scoprire giovani. Il rammarico è non venire sempre apprezzato, ma c’è molta passione in quel che faccio nelle piccole categorie, non è remunerativo, anzi”. L'ultima pilota in ordine di tempo scoperto da Gresini è Fabio Di Giannantonio, confermato per il 2017: "con lui ho fatto un bel lavoro dopo la Francia. Le prime gare faticava, si diceva contento ma io no, avevo bisogno di spronarlo. L’ha presa molto sul serio ed è cambiato sia come allenamento che come mentalità. Si è trasferito qui a Misano da Fabrizio Cecchini che lo aiuta molto". Il prossimo anno al fianco del Diggia in Moto3 non ci sarà più Enea Bastianini, passato da Alzamora, e che rappresenta un po' la delusione di questa annata italiana in Moto3: "era partito molto carico, ma non è riuscito a dare quel che poteva, si è innervosito ed è stato peggio. Io gli ho parlato tanto e dato qualche piccolo consiglio che credo abbia ascoltato. Cose da pilota. La differenza è che quando hai corso, se tu mi racconti una cazzata io lo so, in sella le sensazioni sono quelle. L’ho fatto raramente questi anni, ma credo che gli sia servito".