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All'Inferno e ritorno: welcome back, Romano Fenati

Il 21enne pilota dello Snipers Team torna alla vittoria ad Austin, superando un lungo periodo buio dopo l'addio allo Sky Racing Team; l'esultanza a fine gara si carica così di molti significati e lo lancia nella corsa al titolo Moto3.

All'Inferno e ritorno: welcome back, Romano Fenati
All'Inferno e ritorno: welcome back, Romano Fenati
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Di Gianmarco Silvestri

Chiudete gli occhi e pensate per un attimo di essere un giovane pilota, arrivato al motomondiale nella classe Moto3 dopo aver fatto gavetta nei campionati italiani ed europei, ed essere diventato uno dei più veloci all'interno della entry list. Provate ad immaginare che mentre state facendo la vostra migliore stagione nella categoria con l'obiettivo di lottare per il titolo, la grande opportunità della vostra vita di arrivare in alto, quella che avete sognato fin da bambini, vi venga tolta per motivi che non sto qui a giudicare, dal momento che dalle voci che circolano le versioni dei fatti sono contraddittorie fra loro. In una situazione così lo scoramento prenderebbe il sopravvento e stroncherebbe la carriera di molti, ed il contraccolpo psicologico sarebbe reso ancora più forte dalle critiche che da ogni dove ti piovono addosso, nate dall'ascoltare solo una delle due campane. Ora aprite gli occhi perchè quanto immaginato è realmente accaduto ed è la storia della seconda parte del 2016 di Romano Fenati dopo il divorzio assai chiacchierato dallo Sky Racing Team.

Ritrovarsi di colpo senza la possibilità di fare ciò che ami più di ogni cosa, cioè disegnare traiettorie sulle piste del mondiale in sella ad una moto, per Fenati è stato un colpo durissimo, ma nonostante ciò in silenzio ha preparato la sua risalita dall'inferno in cui si è ritrovato. Qualcuno però, nonostante la cattiva luce che gli era stata proiettata addosso, non si era scordato nel frattempo che il pilota di Ascoli Piceno risultava l'italiano che maggiormente era riuscito a fare bene in Moto3, e questo qualcuno risponde al nome del team Ongetta Rivacold, che ha poi mutato il suo nome in Snipers Team, che ha preso con sè il 21enne, dandogli un'importantissima chance per rientrare nel motomondiale. Nei primi test di Valencia sorprendentemente Romano è subito il più veloce, ed anche nei successivi continua ad essere nelle posizioni che contano; però si sa, i test sono ben poco indicativi, e dunque ogni considerazione andava rimandata all'inizio della stagione.

SI giunge dunque in Qatar, dove Fenati scatta dalla seconda casella dello schieramento. C'era grande attesa da parte di tutti per vedere come il pilota dello Snipers Team si sarebbe destreggiato in gara, momento clou del weekend per cui è richiesta una certa tenuta psicologica, che magari poteva essere stata persa un po' a causa dello stop forzato. Romano mette a tacere tutti, stando costantemente nelle posizioni di vertice ed anche in testa, anche se alla bandiera a scacchi deve accontentarsi della quinta posizione; a frenare la sua voglia di fare bene è la sua Honda però, che soffre in accelerazione ed inizialmente si pensa che ciò sia dovuto ad una rapportatura non perfetta, mentre dalle analisi post gara si scopre che è stato un difetto di fabbrica del propulsore montato che ha inficiato le prestazioni sul dritto. Due settimane dopo in Argentina nuovi problemi tecnici per il numero 5, stavolta la frizione non funziona correttamente e non va oltre il settimo posto finale, con un podio atteso che ancora una volta non arriva.

Molti iniziano a dire che è il solito inconcludente o che l'appoggio di un team importante come lo Sky Racing Team avesse mascherato in precedenza un suo ipotetico scarso livello di competitività, ma è già ora di proiettarsi verso il Texas per il gran premio di Austin. Fenati parte terzo, ma chi fa davvero paura è Canet, apparso nelle prove in grado di fare una differenza abissale rispetto a tuti gli altri; il pilota ascolano sa bene ciò e prova a rompergli il ritmo da subito superandolo, sia per non farlo scappare via, sia per mettergli fiato sul collo e costringerlo a spingere al massimo, condizione in cui è più facile commettere errori. Come un pugile Fenati sfinisce lo spagnolo e lo mette all'angolo facendosi più volte vedere nella sua traiettoria, fino a quando Canet nel tentativo di prendere vantaggio apre troppo presto il gas dopo una curva e viene sbalzato dalla sua moto, spalancando la porta al successo dell'italiano, che da lì in poi prende sempre più margine sugli inseguitori sino al trionfo finale sotto la bandiera a scacchi. I metri dopo il rettilineo di arrivo sono un'esplosione di gioia per Romano sotto il casco, ma sono momenti pieni anche di commozione, propri non solo di chi sa di aver fatto una grande gara, ma soprattutto di chi sa di essere tornato dove aveva rischiato di non essere più e di essere stato competitivo dopo aver passato un periodo buio con tante, anzi troppe critiche non sempre ricevute in modo equo. L'immagine di Fenati che si porta le mani sul volto mentre taglia il traguardo ricongiunge col mondo delle due ruote, quello sano, dove ci sono prima ragazzi che piloti, e sono tutti umani come noi che guardiamo le gare da casa, anche se loro hanno un coraggio fuori dal comune. Dunque bentornato sul gradino più alto del podio Romano Fenati, ed averlo fatto in questo modo, con una gara di autorità, non può che inserirti di diritto nella lista tra i pretendenti al titolo, semmai ce ne fosse stato il bisogno.