Ha esordito lo scorso anno in MotoGP con la Suzuki, diventando il miglior rookie del 2015. Si è distinto per il suo talento in pista e per il suo carattere forte: Maverick Viñales è oggi uno dei piloti più richiesti del paddock. Anche se grazie ad un pizzico di fortuna, a Le Mans è riuscito a conquistare il suo primo podio in MotoGP in sella alla Suzuki, moto che lo ha accompagnato al suo esordio e che continua a sostenerlo quest’anno. Ma guiderà ancora per la casa giapponese dal 2017 o si trasferirà in Yamaha, come sostenuto da molti? Viñales è indubbiamente un pilota chiave nel mercato piloti e, in base alla sua decisione, lo scenario in MotoGP potrebbe cambiare. Un probabile (quasi certo?) approdo in Yamaha a fianco di Valentino Rossi gli garantirebbe successi, vittorie, che lui cerca senza dubbio. Ma vincere con la Suzuki sarebbe un’altra storia.

La redazione spagnola di VAVEL ha incontrato il giovane pilota, che non si è sbilanciato sul suo futuro, ma ha espresso chiaramente che il suo unico obiettivo è quello di diventare Campione del mondo, con qualsiasi moto.

Cosa ti motiva?

Vincere.

È diretto. È stato uno dei migliori piloti della griglia nei test pre-stagionali e non è da meno durante questo avvio di stagione, dove non c’è nessuno che lo trascini via dai primi sei. Dice che sia questo il suo obiettivo. Ha fatto sì che diventasse normale, ma tutti guardano più in là, per quanto lui dica il contrario:

Sia Suzuki che io siamo riusciti ad essere tra i primi sei. Credo che vedendo il livello di quest’anno sia un obiettivo molto ambizioso. In concreto, siamo passati ad essere tra i primi dieci lo scorso anno fino ad arrivare ai primi sei oggi. Al momento stiamo raggiungendo gli obiettivi prefissati e possiamo esserne felici.

Nessuno mette in dubbio l’incertezza del motociclismo, ma i risultati del pilota di Figueres arrivano dopo tanto lavoro. Non si è mai fermato, né in pista né fuori. Dopo il Gran Premio del Texas ha disputato dei test con il suo compagno di squadra, pur sapendo che alcune settimane dopo avrebbero avuto luogo i test con gli altri team MotoGP. Tra un allenamento e l’altro arrivano dei miglioramenti che fanno la differenza.

Penso che abbiamo fatto dei passi in avanti e siamo riusciti a migliorare molto. Abbiamo provato inoltre il telaio vecchio e lo abbiamo confrontato con quello nuovo, con pezzi che in Qatar per esempio non avevamo. Mi è piaciuto veramente il nuovo.

In cosa si differenzia il telaio nuovo dal vecchio?

Il nuovo telaio ha un po’ più di grip e gira un po’ meglio, solo che è un po’ più pesante ed in circuiti come quello dell’Argentina o del Qatar, con cambi di direzioni rapidi, diventa difficile. Quando invece l’ho provato ad Austin mi sono detto che dovevamo dargli un’opportunità.

Non c’è subbio sul fatto che dai  tutto. Ma manca ancora qualcosa per avvicinarsi ai più grandi, nonostante l’ottimo risultato di domenica in Francia. Yamaha e Honda continuano ad essere un riferimento e, nonostante il podio ed i grandi passi in avanti, cosa ti manca?

L’esperienza. Pensare di lottare per le prime posizioni in un anno solo è difficile. Esperienza è anche stare davanti. A piloti come Valentino, Jorge o Marc viene naturale, perché sono sempre stati davanti. Invece a me manca ancora mantenere una strategia in quelle posizioni.

E alla moto?

Alla moto manca un po’ di velocità. Inoltre deve girare meglio nelle curve lente. Se riusciamo a migliorare questi aspetti potremo essere veramente molto competitivi.

Dopo averlo chiesto tanto, finalmente siete riusciti anche voi ad ottenere il cambio seamless. Come è andata?

Cambia tutto a livello di confort di guida, si nota parecchio anche nella messa a punto della moto. Per esempio, prendere una curva ed essere sdraiato sulla moto e cambiare marcia senza seamless fa sì che questa si muova. Con il nuovo cambio invece quasi non ti accorgi che stai cambiando.

Si è visto anche un miglioramento del motore. Questa novità è stata d’aiuto in questo senso?

Sicuramente, soprattutto nel momento del sorpasso. Quando sono partito un po’ più indietro mi è risultato più facile effettuare sorpassi, cosa che invece l’anno scorso mi era più complicata.

E la Michelin come va?

Già dai test di Valencia mi sono sentito a mio agio, non ho neanche avuto tempo di adattarmi bene alle Bridgestone. Mi sono concentrato sulla guida e penso di avere abbastanza fiducia.

Cosa hai fatto per stare così avanti?

Credo che sia stato frutto del lavoro. Abbiamo lavorato molto bene, sempre in maniera costante e non siamo mai usciti fuori dai nostri setting abituali. Io mi sono solamente dedicato alla guida, a dare il mio meglio e a tirare fuori il massimo dalla moto. Questo ha fatto sì che potessi stare davanti e soprattutto la squadra ha fatto un gran lavoro durante l’inverno, dimostrando anche durante i test pre-stagionali di essere ad un buon livello.

Il livello è quello che ti ha reso protagonista del mercato piloti. Dopo l’annuncio di Lorenzo in Ducati, sei l’uomo chiave per tutto il resto degli ingaggi. Dicevano che a Le Mans sarebbe arrivato l’annuncio, ma ancora non è stato detto nulla.

È veramente difficile, ho bisogno di tempo per pensare a cosa sia meglio per me.

Quindi ancora non ti vedi stabilizzato?

No (ride), certo che no!

Prenderai altro tempo o ti sei prefissato un GP per decidere sul tuo futuro?

No, prima di tutto devo pensare al fatto che devo rifletterci, vedere cosa voglio per il futuro. Capire quanta fiducia mi dà una squadra o un’altra o le offerte che mi fanno. Avere l’opzione di andare in Yamaha mette veramente in difficoltà, ma penso anche che devo rispettare le altre marche e valutare bene tutto.

Ti piace confrontarti con tutti, anche se uno di loro è il più forte. È dunque inevitabile chiederti di Valentino Rossi, che non ha esitato a dire che sei colui che vorrebbe come compagno di squadra.

Se alla fine dovessi scegliere la Yamaha sarebbe Valentino il mio compagno di squadra. Penso che ci siano tante cose positive come altre negative, anche se sicuramente le prime sono di più.

Valentino sarebbe contento se fosse così

Sì, abbiamo un buon rapporto. Ho un contratto con il suo merchandising e penso che possiamo fare un bel lavoro insieme.

È tutta una questione di aspettative. Chiunque sarebbe nervoso, avrebbe di certo la reazione più umana. Ma Viñales si sente più forte: “Mi sento veramente bene”.

Vieni addirittura paragonato a Kevin Schwantz, uno dei più grandi del motociclismo che ha fatto la storia con la Suzuki.

È incredibile solo il fatto che ti paragonino ad un nome del genere. Schwantz è uno dei migliori piloti di tutti i tempi. Sentire il mio nome vicino al suo mi riempie di orgoglio e se potessi ripetere l’impresa sarebbe fantastico. Vincere con la squadra che mi ha dato fiducia dal principio sarebbe il massimo per me.

Sia che resti, sia che vada in Yamaha,  l’unica cosa che vuole è vincere. Non sa ancora né come né dove, ma vuole questo. La fiducia in se stesso lo ha sempre reso diverso: “L’ho sempre avuta, sono sempre riuscito a trovare la strada e andare avanti”. Lavora come pochi, si sente bene solo quando dà il 100%. Così è riuscito ad ottenere quello che voleva, divertirsi sulla moto come oggi, come non faceva dai tempi della Moto2. Quello che vuole lo ottiene.

Una delle caratteristiche principali di Maverick Viñales?

Dedicarsi completamente a ciò che si fa.

Il tuo obiettivo?

Essere campione del mondo.

Entrambe  le cose vanno di pari passo. Si dedica al suo lavoro, ma gli manca il titolo. Dove lo otterrà è ancora un mistero, ma ha già tutto chiaro, deve solo decidere da solo, come ha sempre fatto. Viñales è autentico, anche quando sbaglia. Tutto ciò che è lo deve a se stesso e segue la sua strada, qualunque essa sia.

Intervista: Esperanza Murcia

Traduzione: Lorenza D’Adderio