Jorge Lorenzo e Casey Stoner. In comune non hanno molte cose se non l'avventura in Ducati e lo stesso ingegnere di pista, Christian Gabarrini. Proprio l'italiano, tornato alla casa di Borgo Panigale nel 2017 per affiancare nella nuova avventura il pilota maiorchino, ha stilato un bilancio di questo primo anno desmodromico, confrontando quanto fatto dal 99 con quello che ha fatto l'australiano ai microfoni di motorsport.com. 

I risultati ottenuti da Lorenzo in questo primo anno non sono stati certamente quelli desiderati, anche se la stagione è terminata in crescendo. Nonostante questo, però, il maiorchino non ha mai mollato, continuando sempre a credere nella scelta fatta e anche nelle persone scelte: "Tutti mi hanno detto che lavorare con Jorge sarebbe stato molto difficile, ma non è vero. Se uno gli spiega cosa sta succedendo, ragiona, anche se magari non è d'accordo. E' una persona molto buona. ortunatamente per me, pochi hanno avuto l'opportunità di lavorare con un pilota come Lorenzo. In alcuni momenti ho sentito la pressione perché non arrivavano i risultati che tutti si sarebbero aspettati da lui. Ma questo fa parte del nostro lavoro e dobbiamo anche cercare di liberare il pilota da quella pressione", spiega Gabarrini.

L'ingegnere di pista 50enne confronta poi il maiorchino con l'altro campione con cui ha lavorato in Ducati, Casey Stoner: "Sono simili in termini di talento. Entrambi sono nati per correre in moto. Sono diversi nel carattere e nel modo di approcciarsi al lavoro. Casey era un pilota istintivo, aveva bisogno di poche curve per capire la moto e non faceva molti giri. Jorge usa meno il suo istinto e preferisce lavorare con metodo". E' proprio nel metodo di lavoro per trovare il setup la grande differenza tra i due piloti. Stoner molto istintivo, come la sua guida. Lorenzo, più ragionato e metodico: "E' molto preciso e meticoloso, oltre che molto sensibile alle reazioni della moto".