Le dieci copertine più belle della storia del rock (secondo Rolling Stone)
The Dark Side of the Moon (1973)

Nella rivisitazione della sua classifica originale, datata e lontana, Rolling Stone “aggiorna” storie e posizioni, scarica i Rolling Stones e concede il trionfo dei Beatles (che piazzano tre copertine in Top Ten). Siamo sempre nel gotha, a contatto con i nomi che hanno scritto pagine, anzi capitoli, di storia della musica. Chi c’è? Un bambino che nuota inseguendo un dollaro. Una banana gialla e fucsia. E l’attimo in cui un Fender Precisious Bass finisce in mille pezzi.

10 - Sonic Youth - Daydream Nation (1988)

L'opera che campeggia sulla copertina è dell’artista avanguardista tedesco Gerard Richter e si chiama "Kerze"(candela). Quella foto, scattata nel suo studio duesseldorfese, si è completamente appiccicata al destino dell'album, contribuendo a renderlo una pietra miliare della musica.

9 - The Beatles - Revolver (1966)

Costata 40 pounds rappresentò una sorta di ponte nella carriera dei Beatles. Caotica e confusa si compone in parte di disegni, in parte di foto disposte in collage.

8 - Velvet Undergroung - Velvet Underground & Nico (1967)

La copertina consentiva di scoprire una banana fucsia sotto un adesivo. Proprio questa idea, che all'epoca piacque tantissimo, rallentò la diffusione del disco che dovette essere stampato con macchinari particolari.

7 - Nirvana - Nevermind (1991)

Cinque foto di bambini diversi vennero scattate. I Nirvana scelsero Spencer Helden ("Credo di essere stato la più grande pornostar del mondo" dirà più avanti), che allo scatto aveva tre mesi.

6 - Rolling Stones - Sticky Fingers (1971)

Chiunque prestò il suo “davanti” alla copertina ci mise del “suo” per dare a quel progetto una consistenza “tridimensionale”. John Pasche, terminato il lavoro, ci rise su, accusando Warhol di aver suggerito ai modelli di autoeccitarsi.

5 - Paul's Boutique - Beastie Boys (1989)

A livello commerciale non fece il botto. I BB la presero bene anche perchè questo disco rappresentò il passaggio alla loro definitiva maturità artistica. La foto di copertina genera confusione soprattutto se si analizza il testo delle canzoni e si cercano riscontri. L’immagine cerca di coprire la massima ampiezza d'angolo: racchiusa in questa cornice l’incrocio fra Ludlow Street e Rivington Street. Ipoteticamente dovrebbe ritrarre l’indirizzo del negozio del titolo, la Boutique di Paul, ma le insegne principali mostrano Lee’s Sportswear e Ben’s shoes. Il Paul dell’album, un personaggio immaginario, sarebbe il proprietario di un negozio di vestiti a Brooklyn (nell’album si canta “The best in men's clothing. Call Paul's Boutique and ask for Janice and the number is (718) 498-1043. That's Paul's Boutique and they're in Brooklyn…"). Eppure la foto immortala Manhattan, al 99 di Rivington Street.

4 - The Dark Side of the Moon - Pink Floyd (1973)
741 settimane consecutive nella "Billboard 200" americana. Anni interi. Terzo album più comprato nella storia della musica (ma riuscì a resistere al primo posto in America soltanto una settimana). Quest’opera appartiene in massima parte a Roger Waters che con "Dark side of the moon" rilanciò l’eredità di Syd Barrett. Una curiosità riguarda il titolo che in origine avrebbe dovuto essere accantonato. “Dark side of the moon” era stata infatti scelto da un altro gruppo nello stesso periodo. L’insuccesso di pubblico in cui questa band, i "Medicine head", incappò, convinse poi i PF a conservare quel nome. La copertina di DSOM rappresenta un fascio di luce bianca che, dopo aver colpito un prisma triangolare e trasparente, si scompone nei colori dell’iride.
3 - Abbey Road - The Beatles (1969)
Le foto vennero scattate intorno alle 11 di mattina dell’8 Agosto 1969 da un fotografo di nome Ian MacMillan che impiegò poco meno di 10 minuti per arrivare alla soluzione che voleva. Gli studi sono sulla sinistra, in linea d’aria all’altezza del maggiolone bianco.
Sullo sfondo si vede la sagoma di un uomo, Paul Cole, intento a osservare i quattro scarafaggi attraversare la strada.
Il fatto che il nome non dica nulla è normale. Quell’uomo è infatti un turista americano che poco o nulla sapeva di ciò che stava accadendo in quel momento e si accorse di essere stato "compreso" nella copertina soltanto mesi dopo, quando, già tornato in America, ebbe modo di osservare quel disco poiché la moglie stava imparando al pianoforte una canzone di George Harrison :“Mi ero avvicinato a quel furgoncino della polizia e ho visto che all’interno c’era seduto un poliziotto. Dato che mi piace chiacchierare gli ho iniziato a fare qualche domanda sulla città per passare un po’ il tempo...”. Giusto per capire quanto quest’album abbia segnato l’immaginario collettivo è indicativo dare uno sguardo alla storia della macchina parcheggiata sul lato sinistro della strada, un maggiolone di proprietà di un abitante della zona. Questa vettura, attualmente in un museo Volkswagen, subì un’ininterrotta serie di furti, tutti uguali. Ad attirare i ladri era la targa del veicolo.
2 - London Calling - The Clash (1979)
La copertina immortala l’attimo in cui il bassista Paul Simonon distrugge il suo Fender Precisious Bass sul palco del Palladium, durante un concerto newyorkese del tour statunitense del 1979. La fotografa, Penni Smith, era alla ricerca di uno scatto da cui far nascere la copertina. Sorprendentemente quella foto non la convinceva, non pensava potesse essere adeguata. Soprattutto non gli piaceva che essa risultasse così poco a fuoco.
Le numerose riconoscenze che la Smith riceverà e la fortuna che questa copertina otterrà dipendono dalla pregnante rappresentatività emanata dalla foto. Su quella copertina si assiste al momento di trapasso, l’attimo in cui il rock dimostra di essere rock perdendo, in quel salto definitivo, il controllo. Pare che Simonon conservi tuttora i pezzi del basso sbriciolato. Pare persino che non sia soddisfatto della posa assunta per distruggerlo: “avrei potuto alzare leggermente di più il viso” si sarebbe lamentato. La copertina si completa con il titolo London Calling, scritto in caratteri e colori sgargianti. La scritta, come la copertina stessa, è un chiaro omaggio alle radici del genere punk: il rock. Quell'immagine richiama l’inventore del rock: Elvis Presley.

1 - Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band - The Beatles (1967)
In quella copertina volevano metterci tutto il mondo, senza dimenticarsi di nulla. Ma mettere tutto su una copertina non è per niente facile, nemmeno se hai i mezzi dei Beatles (per capire, nella cover del lavoro successivo non ci misero nulla e venne fuori l’album bianco, come a dire che, comunque vada, qualsiasi cosa tu faccia, se sei dei Beatles, di sicuro la ciambella esce con il buco).
Scelsero un artista giovane, un emergente nella scena pop art, Peter Blake (e sua moglie Jann Haworth). Pensarono che il tutto che l’album doveva contenere dovesse ruotare intorno alla banda di un sergente che in un parco, dopo un concerto, riceve la visita e i complimenti del sindaco. Era un set che si spingeva in profondità e accolse anche due statue "pensionate" dal museo di Madame Tussaud. Da Marylin a Marlon Brando, da Yung a Oscar Wilde. Le facce che si raccolgono intorno al quartetto di Liverpool sono troppe per poterle presentare. Forse è meglio pensare agli scartati illustri: per motivi diversi non poterono essere proposti Gesù e Hitler.
Gandhi invece venne "vietato" dalla casa discografica: l'opportunità di inimicarsi il mercato indiano impedì di ospitare il leader della non violenza che fino ai bozzetti finali appariva più o meno dove si vede la palma.

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