Paola Turci - Il secondo cuore: la recensione di Vavel Italia
La copertina del disco (fonte: MelodicaMente)

Quello di Paola Turci è stato un ritorno sorprendente, in un contesto dove è difficilissimo per artisti esplosi nel passato riguadagnare appeal quando anche i giovani vengono considerati "finiti" già a 20 anni. La cantante (ormai cantautrice, visto che da tempo è parte integrante della stesura dei suoi brani) romana ci è riuscita tramite un percorso artistico e personale importante, che l'ha portata a trovare la forza di rimettersi in gioco nonostante il mondo discografico sia profondamente cambiato rispetto a 20 anni fa. C'è da dire che la Turci non ha mai smesso di fare dischi, ma il grande pubblico l'aveva lasciata ai successi dei primi anni 2000, quando con l'arrivo dei talent e la crisi delle vendite musicali gran parte del mondo anni '80-'90 è stato costretto a rifugiarsi in un contesto più "di nicchia", lontano dai riflettori e dalle radio.

E allora ecco la partecipazione a Sanremo con Fatti bella per te, brano moderno, sorprendente, ma perfettamente incisivo anche in un contesto a volte troppo frivolo come quello della kermesse ligure. Il quinto posto finale è stato il trampolino di lancio per il nuovo lavoro in studio: Il mio secondo cuore è il racconto di una rinascita attraverso dei suoni moderni, elettronici, che si fondono benissimo con la raffinatezza tipica di Paola. C'è un viaggio, una liberazione dietro ogni brano, un cuore che cambia, si evolve e rinasce in tutte le storie raccontate nell'album. Si alternano brani più legati alla "classica" Paola Turci come Ci siamo fatti tanti sogni, La fine dell'estate e la title track Nel mio secondo cuore ad altri dove viene fuori un'impronta elettropop più moderna, come in La prima volta al mondo e la stessa Fatti bella per te, e in generale la produzione di Chiaravalli arricchisce ma non copre (come è spesso accaduto in passato) quelli che sono gli "scheletri" delle canzoni. Nei primi c'è una forte impronta melodica, con testi più intimi e interpretazioni profonde, come un riguardare delle fotografie del passato e adattarle al proprio presente (ognuno si porta dentro tutto ciò che è stato, e tutto ciò che è stato è tutto ciò che sei); nei secondi c'è tutta la carica rock che esplode come in una liberazione dalle proprie paure e dagli errori, un ritrovare la propria bellezza e la voglia di vivere. Da sonorità elettropop è caratterizzata l'autobiografica Combinazioni, che riassume esattamente il pensiero dell'intero album e rappresenta un perfetto ibrido tra le due strade musicali seguite, così come Tenerti la mano è la mia rivoluzione.

Paola Turci in un'esibizione al Festival di Sanremo | Ansa
Paola Turci in un'esibizione al Festival di Sanremo | Ansa

Tappa fondamentale del disco è sicuramente La vita che ho deciso, brano dedicato al padre dove il vestito pop-rock risulta perfettamente integrato con l'intimità testo, dove viene nuovamente ripreso il titolo del disco nel ritornello (Sei tu mio secondo cuore, una musica davanti al mare, sei tu il mio secondo cuore, l'unico posto dove voglio andare). C'è spazio anche per esperimenti come il funky di Sublime o il romanesco di Ma dimme te, che riprende la scuola romana di Gabriella Ferri. E in questo contesto anche la scelta della cover - Un emozione da poco, scritta da Ivano Fossati e originariamente interpretata da Anna Oxa - appare tutt'altro che casuale e, anzi, si incastra perfettamente nel puzzle formato dalla Turci insieme a Giulia Anania (già in radio grazie a Differente scritta con Nek e autrice di tutti i testi) e Luca Chiaravalli, produttore del disco. Quello che ne è venuto fuori è stato un percorso lineare, moderno, dove Paola Turci viene fuori in tutta la sua autenticità ed essenza di artista pur collocandosi perfettamente nel 2017 come sonorità e caratteristiche dei brani, senza per questo snaturarsi. Bentornata.

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