Coldplay - Kaleidoscope EP, la recensione di Vavel Italia
Kaleidoscope EP - foto di coldplayzone.it

Che i Coldplay siano una delle realtà più seguite nel panorama odierno del pop, è un dato di fatto; che ogni loro uscita faccia discutere, ne è la conseguenza. Nell'ultimo caso, la band britannica propone un EP, chiamato Kaleidoscope EP, contenente cinque tracce che, nelle intenzioni del leader Chris Martin, hanno l'obiettivo di far comprendere maggiormente il precedente lavoro A Head Full of Dreams (2015).

La prima traccia è All I Can Think About Is You, un pezzone che non sfigurerebbe in uno dei migliori album del gruppo (magari come bonus track, ma ci si accontenta), composto nella prima parte da un beat di massiveattackiana memoria che successivamente si apre verso un trionfo di piano, synth e chitarra col riverbero alle stelle, che danno corpo ad una progressione di accordi che non può non ricordare il mood di A Rush of Blood to the Head (2002), in un brano che risulta molto convincente. Dopo questo pieno ritorno alle origini, l'EP propone all'ascoltatore Miracles (Someone Special), una canzone più conforme allo stile dei Coldplay attuali e che presenta anche un ospite, ovvero Big Sean, che dispone di quaranta secondi per influire sul pezzo e in quei quaranta secondi distrugge quanto di buono quest'ultimo aveva, rendendolo piuttosto scialbo e non del tutto completo. Il terzo capitolo di Kaleidoscope si chiama A L I E N S, un sorprendente 5/4 caratterizzato da un utilizzo massiccio dei synth e un chorus decisamente orecchiabile che riporta il disco verso lidi più vicini al passato della band. Ma, come a voler redimersi, ecco che il pezzo successivo rappresenta il lato più sfacciatamente commerciale del gruppo: il live remix di Something Just Like This, la hit creata in collaborazione con i The Chainsmokers, nulla aggiunge e nulla toglie alla versione originale ed è palesemente inserita giusto per fare numero. Chiude il lotto Hypnotised, un brano che nuovamente guarda al passato, specialmente alle celeberrime ballad dei quattro, ma non è niente più di un lento ben fatto, buono solo per far agitare accendini negli stadi di tutto il mondo.

Tirando le somme, Kaleidoscope EP è un pendolo che oscilla incessantemente tra il presente e il passato del quartetto londinese, dando la sensazione che sia un prodotto orientato a recuperare una fetta di fan della prima ora, senza rischiare di perdere quelli acquisiti con i loro singoli più moderni. Un disco che sembra collocare i Coldplay nelle più pericolose sabbie mobili della loro carriera, incapaci di emergere appieno nelle loro intenzioni, trattenuti e sempre più trascinati dalla paura di fondo di non abbandonare le mode, che ne hanno tracciato il percorso e nondimeno il successo (anche in positivo, s'intende).

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