Maccio Capatonda, il vero SuperMario
Ogni giovedì su Mtv a partire dalle 22:50

Marcello Macchia, alias Maccio Capatonda, rialias Mario. Anchorman “pluritelegattato” e “pulitzerato”, colonna portante del tg in onda sull’emittente di proprietà della crudele Micidial corporations, dove gli inviati Salvo Errori, Oscar Carogna e Jo Cagnaccia confezionano servizi che spaziano dal “Morto del giorno in hd” ai boss della Mafia riuniti per la nuova riforma della giustizia. Il tutto corredato da un direttore farabutto e despota colpevole di aver incastrato il nostro eroe con una clausola rescissoria onerosa scritta in diagonale sul contratto (la “sciabolata”) e suo figlio Ginetto, interpretato da Luigi Luciano alias Herbert Ballerina, analfabeta e dissociato dalla realtà con vaghe aspirazioni giornalistiche.

Insomma, benvenuti a “Mario”, la serie culto del momento alla quale i dirigenti di Mtv Italia hanno dato fiducia ottenendo ottimi risultati tra gli abituali frequentatori del mondo virtuale che, un’oretta alla settimana, ritornano alla cara e vecchia tv per seguire le gesta di Maccio Capatonda, già idolo del web con i suoi “Unreal Tg” e “Flop Tv”. Una comicità particolare la sua: satira e parodia che si mescolano lasciando poco spazio alla pura demenzialità.

Eppure, a ben vedere, nulla di nuovo sotto il sole. In realtà basta osservare attentamente ciò che la tv generalista dà in pasto ai suoi seguaci per rendersi conto di come Macchia abbia assorbito tutto nel corso di tempo ed ora stia rigettando interamente lo sciocchezzaio televisivo italiano. Una serie concentrica “Mario”, che prende spunto ironicamente da “Boris” (la tv nella tv), si addentra in tutto quel buonismo, quell’ipocrisia dei tg patinati che fanno di ogni bolla d’aria una notizia e finisce per curare nei minimi particolari le scritte in sovraimpressione con nomi improbabili o calembour che spesso sfuggono allo spettatore.

Un lavoro notevole, anche se lo stesso Macchia ne parla come di un passatempo. Alle spalle, come ha ribadito recentemente ad un’intervista a “Le invasioni Barbariche”, tanti anni davanti alla cosiddetta tv trash, ma anche una indubbia bravura artistica nelle imitazioni (Salvo Sottile e Luciano Onder su tutti), oltre ad una formidabile macchina da guerra composta da caratteristi senza i quali non potrebbero essere sviscerati i luoghi comuni presi di mira. La vecchietta che imputa ogni colpa agli zingari o lo stesso Luciano sempre pronto a dare i suoi banalissimi spunti nella veste di passante di turno, sono lo specchio di una mediocrità palese dove in fondo rimane poco da dire davanti ad un efferato omicidio o fatto di cronaca.

Una comicità per pochi quella di Marcello Macchia. Oltre a qualche parolaccia gratuita appositamente piazzata dagli autori come sbarramento verso un target ipocrita e buonista, grattando esce la tragica anima italiana che ogni giorno si riflette nei salotti “buoni” della televisione, dove il dolore e la volgarità diventano abitudine. Il plurigattato Mario, in fondo, non fa nient’altro che mandare in onda dal suo Micidial Tg questo spaccato. Uno spaccato così paradossale che sempre più faticosamente si riesce a distinguere da quello reale.

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