Simona Halep rappresenta, sulla terra, un'oasi di tranquillità per il tennis femminile. Un porto sicuro. Sul rosso, la ragazza di Constanta riesce ad esprimere al meglio il suo gioco. Grande solidità, colpi penetranti, corsa. La Halep è, da diverse partite, in striscia positiva. Il titolo conquistato a Madrid permette alla rumena di affrontare con maggior convinzione ogni match, un trampolino mentale fondamentale per la sua campagna romana. Al Foro, pochi passaggi a vuoto. La prima vittoria in carriera con la Siegemund, l'assolo in tre con la Pavlyuchenkova, poi la mina vagante Kontaveit e la Bertens, piegata dopo un primo set alterno, specie in battuta.  

In finale, non prima delle 13, la Halep affronta la Svitolina, parziale sorpresa a questo punto della competizione. La parte bassa del tabellone elegge l'ucraina, in crescendo nella competizione capitolina. Un approccio incerto, qualche difficoltà con Cornet e Barthel, il punto di volta con Karolina Pliskova, ai quarti. Affermazione in due set, il tie-break del secondo - 11 punti a 9 - come apoteosi. Infine, la semifinale, una manciata di minuti, cinque giochi prima del ritiro di Garbine Muguruza. Un pizzico di fortuna che non cancella le ottime cose della Svitolina, capace, poche settimane fa, di alzare il trofeo ad Istanbul. 

Primo match in assoluto tra le due, non ci sono quindi partite in archivio da cui trarre spunto. L'impressione è che la Halep parta con un leggero vantaggio, ma la sfida non è di certo chiusa, la Svitolina ha le armi per creare grattacapi alla più quotata rivale.