Il colpo di coda di John Isner ha concluso il back to back dei tornei Master 1000 sul cemento americano di Indian Wells e Miami. Due appuntamenti in successione, nel deserto della California e nel caldo umido di Key Biscayne, che hanno dato risposte in parte contraddittorie e in parte univoche, all'alba della stagione sulla terra battuta, che prenderà il via la settimana prossima e che si concluderà solo con il Roland Garros di Parigi. 

L'uomo più atteso nella trasferta statunitense era senza dubbio Roger Federer. Il fuoriclasse svizzero, tornato numero uno al mondo e reduce dalle vittorie di Melbourne e Rotterdam, è volato in finale quasi d'inerzia a Indian Wells, per cedere sul più bello a Juan Martin Del Potro, altro grande protagonista del mese di marzo (tra Acapulco, IW e semi a Miami). Federer ha mostrato segni di logorio fisico e mentale, non riuscendo a ripetere l'incredibile accoppiata della scorsa stagione e preannunciando quanto era già noto agli addetti ai lavori: niente terra rossa neanche nel 2018, arrivederci sull'erba. Proprio Del Potro ha fatto la parte del leone sul cemento, con servizio e dritto dei bei tempi, fermandosi solo di fronte al bombardamento di John Isner in Florida, al termine di un torneo da favola per l'esperto giocatore americano. Ha invece deluso Novak Djokovic, alle prese con un lungo e difficile recupero dall'infortunio al gomito. Il serbo ha con ogni probabilità accelerato il suo rientro, rimediando due magre figure con il giapponese Taro Daniel e il francese Benoit Paire. Salutato Andre Agassi, ora Nole dovrà cercare di trovare ritmo sulla terra battuta, dove il favorito sarà sempre Rafa Nadal, a riposo dopo i problemi fisici di Melbourne, ripresentatisi ad Acapulco. Tra i giocatori rientranti da infortuni, non si sono rivelati ancora pronti David Goffin e Kei Nishikori: belga e giapponese sono tennisti diversi, ma comunque diversi. Il rosso potrebbe giovare a entrambi, anche se le superfici lente non sono le loro preferite. Positivo invece il ritorno di Milos Raonic: il canadese ha raggiunto rispettivamente una semifinale e un quarto, ritrovando servizio e una buona continuità atletica. Eccezion fatta per John Isner, al torneo della vita a Miami, sono andati male gli americani, da Jack Sock a Sam Querrey, mai protagonisti negli appuntamenti di casa. Disco rosso anche per Marin Cilic e Grigor Dimitrov, due che ci si attendeva protagonisti, anche per le importanti assenze nei tabelloni di Indian Wells e Miami. 

Il bulgaro, vincitore delle ultime Finals, non riesce a scrollarsi di dosso quella discontinuità che ne ha caratterizzato l'intera carriera, mentre il croato pare essere uomo da exploit isolati, non da sequenze di vittorie consecutive. Bene invece il suo connazionale, Borna Coric, che ha messo in evidenza miglioramenti netti, soprattutto di dritto, entrando tra i primi trenta del mondo, con il rimpianto della semifinale di Indian Wells persa contro Federer. Tra i giovani, continua l'ascesa del sudcoreano Hyeon Chung, ormai una realtà del circuito ad alti livelli, giocatore di ritmo e di intensità, mentre può fare di più il canadese Denis Shapovalov, dotato di un talento superiore alla media ma di un tennis forse poco contemporaneo, estremamente istintivo ma poco solido. Si è rivisto anche l'australiano Thanasi Kokkinakis, eroico contro Federer, stoppato poi da Fernando Verdasco: l'augurio è che il colpaccio di Miami sia solo il primo passo di un lungo piano di recupero. Ha illuso l'altro australiano, il bad boy Nick Kyrgios, assente a Indian Wells e in corsa a Key Biscayne, prima di essere stato frenato da Alexander Zverev. Il tedesco ha toppato l'appuntamento californiano, facendo invece benissimo in Florida, dove solo qualche incertezza temperamentale gli ha impedito di aggiudicarsi il terzo Master 1000 della carriera, dopo quelli di Roma e Montreal 2017. Anche lui ripartirà dalla terra rossa, esattamente come Dominic Thiem, l'austriaco rimasto ormai nel limbo sulle superfici veloci, infortunatosi a inizio mese e assente a Miami. Difenderà molti punti nei prossimi due mesi, in cui non basterà collezionare semifinali. Chiusura dedicata agli azzurri: al di là di qualche sparuta apparizione ai primi turni dei vari Fabbiano e compagni, le attenzioni erano puntate su Fabio Fognini, reduce da un'ottima campagna sudamericana. Il ligure ha sprecato l'opportunità di confermarsi (a Miami difendeva i punti della semifinale) sul cemento ma, come tanti altri, attende la terra rossa per tornare protagonista.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]