Il tabellone recita 12-11 Cecchinato nel corso del tie-break del 4° set. Alla battuta c'è Djokovic; opta per un kick non troppo esterno, l'azzurro danza all'indietro poi apre l'alettone ed effettua il passante. La pallina fluttua nell'aria, arriva sopra alla spalla del serbo che non può colpire; si volta di scatto, scruta e spera, ma l'ammasso di feltro ricade in campo. Marco si tuffa sulla terra,le lacrime iniziano a cingere il volto. Non ci crede, nemmeno noi, mentre Djokovic varca la rete e viene a salutarlo. "Non so nemmeno dove sono, sono emozionato e mi batte forte il cuore. Ho giocato bene i punti importanti, sono arrivato qui dopo tanto lavoro e sacrifici", le sue parole ad Eurosport dopo il trionfo. Questo, in breve, l'epilogo del pomeriggio da favola firmato Cecchinato, Djokovic non sfrutta una grande occasione, fermato dal fisico e dal poco killer instinct nei momenti cruciali. Dopo ben 40 anni - Barazzutti nel 1978 raggiunse a Parigi la semifinale - un italiano torna in semifinale Slam. Pazzesco anche solo scrivere una cosa del genere.

La partita 

"Non è ancora finita - ripeteva ieri ai microfoni di Supertennis Marco Cecchinato - giocherò il mio tennis". L'azzurro non si smentisce e si rende aggressivo sin dai primi aneliti di match; attacca da qualsiasi posizione, con ogni colpo, fa viaggiare dritto e rovescio - mai apparso così limpido, pulito, e ficcante - e poggia su un servizio che gli regala tranquillità e punti gratuiti. Djokovic non è al meglio; sbuffa, stringe i denti in segno di dolore, e non trova feeling con la racchetta. Ha dolore al collo, ed invoca il fisioterapista. Sbaglia tanto da fondo, non trova profondità, mentre il suo dirimpettaio è un mietitrebbia in un campo di grano, devastante e distruttivo. Va avanti di un break strappando il servizio nel 4° game, sprinta e scappa via. Chiude la pratica con un ace, primo set azzurro. 

Il serbo viene trattato, scattano i classici tre minuti. Il dolore al collo è pungente, ampi movimenti per cercare di alleviare il dolore. Torna in campo ancora incerottato, e non riesce a giocare come vuole. Marco lo ubriaca di accelerazioni, palle corte, è subito break. Sopra 20 e 0-30 la partita sembra scritta, con un Djokovic più negli spogliatoi che sul campo, dato il momento e la condizione non ottimale. Si rimette in carreggiata, sale 40-30 e torna in scia. Torna a ruggire, a far vedere gli artigli, e procura il primo calo di tensione a Cecchinato. Il palermitano subisce il contro break ed adesso è sotto 32, ma oggi ci vuole ben altro per piegarlo; resta in piedi, ricarica il fucile e torna a martellare con dritto e rovescio. Ora si segue il servizio, mentre i due danno sfogo ad un tennis celestiale che esalta il pubblico del Lenglen, il quale applaude ad ogni punto. Sale con veemenza 15-40 nel 7° game, ma una prima di Djokovic ed un suo unforced gli negano il break. Ed allora c'è da remare, c'è da soffrire, bisogna rimanere agganciati viaggiando a braccetto con il fenomeno di Belgrado. Scaccia la paura sotto 54 grazie ad un servizio puntale impreziosito da un paio di sublimi palle corte, sbatte la porta sul 65 quando non manda Djokovic a palla set rimontando da 0-30. Il prolungamento sbroglia la matassa; scambio di mini-break con due passanti da urlo, ma il guizzo è firmato Cecchinato, che prende in mano le redini del tie-break e serve più che bene; 2-0 Italia. 

Terzo set scarno di contenuti. Marco scende d'intensità, di colpi, mentre Djokovic trova angoli e soluzioni con le spalle al muro. Il servizio tentenna, e nemmeno la tanto cara soluzione corta può qualcosa. Perde il servizio nel 1° game, lo recupera subito, ma serve a poco perché è Nole a servire avanti 2-1. Da qui in poi, Cecchinato non pervenuto. Altri due break, set Serbia, momento delicato. 

Djokovic richiama il fisioterapista, stavolta il dolore si insedia nel ginocchio destro. La cura fa bene, Cecchinato viene travolto dal treno serbo che appare tonico e completamente in partita, mentre la poca esperienza dell'azzurro si fa sentire. Vola 31, poi 42 mentre due goccioline bagnano l'argilla. Sul 53, l'azzurro si costruisce una palla del contro-break, ed è bravissimo a fare fuoco con il rovescio. Tornano gli occhi della tigre, torna il pugnetto, in un amen siamo 55 e con il secondo tie-break di giornata più che probalile. Marco avrebbe anche la chance di chiudere prima, ma Djokovic lo anestetizza e vede il prolungamento. Qui, succede di tutto. Gli errori dell'ex N°1 incoronano Cecchinato, che vola 3-0 e già pregusta un epilogo simile a quello del 2° set. Djoker non ci sta, affila gli artigli e ribalta completamente la situazione; 4-3. Il livello di tennis non è spaziale, di più, i due giocano ora a dama, ora boxe, ed è uno spettacolo. Rovescio al vetriolo per Marco, Djokovic pulisce le righe e fa faville. Sul 5-5 arrivano i due punti più belli; Cecchinato si prende il match point con un rovescio lungolinea da urlo che un anno e mezzo fa nemmeno giocava in allenamento, Djokovic risponde mandando in campo una stop-volley deliziosa successiva all'attacco profondo. A spuntarla sembra Nole, che sul 9-8 fa le buche con il dritto e deve solo mettere in campo un facile dritto per portarla al quinto con i favori del pronostico, ma sbaglia e sbotta contro il pubblico, reo di averlo disturbato durante l'esecuzione. E' un set che non termina più, fino alla sbracciata di rovescio in risposta firmata dall'azzurro. E' semifinale, è storia, qualcosa di incredibile.

M. Cecchinato b . (20) N. Djokovic 63 76(4) 16 76(11).