Oltre i risultati. Oltre i sette Cincinnati, quello appena vinto su Novak Djokovic, oltre i sette Wimbledon, oltre tutti i record infranti. Lo sport è anche arte, pura estetica in movimento, eleganza, genialità. E il tennis nei suoi colpi è di una tecnicità esasperata. Oltre alla testa, componente altresì fondamentale nel tennis, questo discorso vuole fermarsi sul colpo, vuole fermarsi sulla bellezza, come se fossimo di fronte ad un quadro di Monet e ne volessimo cogliere l’impressione. E l’impressione guardando Roger Federer è che ogni suo colpo sia un capolavoro d’autore. Guardando Roger Federer il tennis sembra la cosa più semplice del Mondo, e forse per lui lo è sul serio. Il suo fisico quasi ci parla per confermarcelo, per questo è raro vedere lo svizzero sudato in eccesso durante i match. Come se significasse che per Roger giocare a tennis è la cosa più naturale e meno impegnativa. Il suo viso ne è un’ulteriore conferma: sguardo fisso sulla palla fino al colpo d’impatto tra pallina e corde, con la faccia rilassata e mai con una smorfia di sforzo.

Roger Federer quando gioca a tennis è un’opera d’arte, e non è un'azzardo paragonare la realizzazione dei suoi colpi alle pose dei personaggi ritratti nelle sculture antiche greche. Opere che il neoclassicismo ha saputo descrivere con un’espressione che ha fatto la storia: nobile semplicità e quieta grandezza. Il suo teorico Winckelmann così la descriveva,  "La generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell'espressione. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l'espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un'anima grande e posata”. Quando Roger impatta con la sua Wilson la palla è sicuramente mosso da passione ed emozione, ma lo fa con una naturale grandezza e un'elegante semplicità che impreziosiscono ogni punto al tal punto da amare più l'estetica che il risultato del colpo stesso. Per gli amanti del bel tennis, Roger non può perdere, vince ogni volta che scende in campo. Vince perchè su terra rossa fa serve and volley sulla seconda, perchè non colpisce, accarezza le sue voleè, perchè fa il chop di dritto, perchè non trovi un minimo - che sia minimo - difetto nel suo dritto o nel suo rovescio, perchè, in poche parole, vederlo è la realizzazione del tennis ai più grandi livelli. 

Curiosa e significativa è stata una dichiarazione di un fotografo dopo una partita di Federer, “con lui non c’è gusto, le foto vengono tutte uguali”. Sì, perché se c’è una cosa che differenzia RF da tutti gli altri è che il suo movimento non cambia mai, è poi lui a decidere che effetto dare alla palla. Se Roger tira un top-spin o un vincente lungolinea non varia il suo gesto: il suo corpo non si scompone mai. Questo rientra nella sua estetica, nel suo essere così grande oltre i magnifici risultati. Addirittura David Foster Wallace, autore del saggio “Roger Federer come esperienza religiosa”, sostiene che i suoi colpi si possono riconoscere  anche solo ascoltandoli, il loro suono cambia, e un top-spin o un back-spin si differenziano anche senza vederli. Sempre a dispetto dei suoi colleghi, monotoni e picchiatori. Il tocco, la sensibilità - nemmeno a dirlo - sono impressionanti. Negli ultimi tempi sta cercando di giocare sempre più con i piedi dentro al campo per anticipare ogni giocata, compensando con la classe il graduale consumo di un fisico da lunga battaglia. L'ultima chicca è la risposta a qualche centimetro dalla linea del servizio avanzando in corsa: surreale. Quella che ha fatto ultimamente con Murray e con Djokovic; tanto che il serbo, nella finale di Cincinnati, dopo quel punto perso in battuta ha smesso di giocare. Ha cambiato volto, abbattuto, cupo. Forse si è reso conto che certe cose, lui come gli altri, possono solo pensarle: Roger Federer, il paradigma del tennis.