Evoluzione naturale. Si chiude un ciclo glorioso, Corrado Barazzutti si ferma, Tathiana Garbin "impugna" la racchetta. Un passaggio amichevole, senza scosse. Un avvicendamento fatto di cenni d'assenso e pacche sulle spalle, importante non acuire le difficoltà di un movimento oggi ricco di interrogativi. Il tennis in rosa non vive un momento di particolare "freschezza". Dopo i successi del recente passato - individuali e di squadra - una stagione in chiaroscuro, un difficile ricambio alle porte. 

Tathiana Garbin è in questo senso scelta azzeccata, perfetto punto d'unione tra il presente e il futuro. Conosce alle perfezione le veterane, segue da tempo la linea verde. Occorre ricostruire, con intelligenza. Un passaggio graduale, un intreccio di esperienza e novità, per restituire l'Italia alla nobiltà della racchetta. 

Si riparte a febbraio, si riparte dal Gruppo B, dopo diversi anni. La Slovacchia alle porte, un'Italia da definire. Sara Errani è ai box per recuperare energie fisiche e mentali in vista della prossima stagione, Sarita è la certezza, attorno a lei diversi quesiti in divenire. Roberta Vinci deve sciogliere le riserve sul suo futuro tennistico, Karin Knapp convive con acciacchi e graduali rientri, Camila Giorgi è un corpo estraneo, dopo la polemica con la federazione, rispetto alla squadra. 

Uno scenario non certo incoraggiante, un avvio in salita che non spaventa però la Garbin, giocatrice di buon livello, in grado, 12 anni fa, di piegare una numero uno meravigliosa come la belga Henin. 

"Un'emozione incredibile, Non nascondo le difficoltà che mi aspettano, si tratta di sostituire un capitano che ha ottenuto risultati mai visti e rimpolpare un gruppo che ha scritto pagine indimenticabili. So già che pioveranno paragoni pesanti, però con il lavoro e l'umiltà cercheremo di avviarci fin da subito sulla strada giusta. Ogni convocata sentirà l'orgoglio di appartenere a un team coeso"

Queste le prime impressioni, le prime sensazioni all'alba di un'esperienza affascinante e difficile. Principi chiave, punti cardine di un progetto nuovo. L'Italia deve risalire la china, rimboccarsi le maniche, con una capitana pronta ad imbracciare l'ascia di guerra.