C'è una linea - marcata - nella vita di un tennista che divide la maturità dal primo tramonto, la giovinezza dalla vecchiaia sportiva. I 30 anni rappresentano - volente o nolente - uno spauracchio difficile da immagazinare e mandare giù, quasi - oserei dire - un punto di non ritorno. Se cadi, è difficile rialzarti. E' difficile assorbire i colpi e guardare avanti, in particolar modo in uno sport difficile, complicato e logorante come il tennis. Novak Djokovic rappresenta soltanto la punta dell'iceberg, l'ultimo dei grandi che accarezza - da lontano, ancora per poco - la soglia di questa intrigante ed insulsa età, coraggiosa e spietata allo stesso tempo.

Lo sguardo di Nole - Fonte: Novak Djokovic fan club
Lo sguardo di Nole - Fonte: Novak Djokovic fan club

Federer e Nadal già viaggiano a braccetto con lei, si confrontano con la lancetta che cammina e segna un solco sempre più pesante. Certo, il mancino di Manacor è appena entrato nel club mentre il maestro svizzero ci bazzica da ben cinque lunghi anni. La parabola discentente dello spagnolo risulta ben marcata mentre Roger - quest'anno - è stato travolto da un insolito susseguirsi di problemi ed infortuni. Tanto che - per la prima volta - due pezzi da 90 come Federer e Nadal si ritrovano fuori dalla top 5. Ed il serbo? sta subendo un pericolosa involuzione da inizio anno.

“Voglio vincere altri Slam e punto a superare Federer. Vincere major ti fa entrare negli almanacchi"

Tuonava così a fine novembre 2015, sicurò di sè e proiettato verso un altro anno di assoluto dominio. E nessuno osava accusarlo, la sua supremazia era sotto gli occhi di tutti e nemmeno gli haters ​più incalliti battevano ciglio. Effettivamente - fino a metà 2016 - Novak ha trasformato le autorevoli parole in fatti: trionfa a Doha ma soprattutto si prende l'11° Slam battendo Murray agli Australian Open. Vince i primi due Master 1000 in programma ma stecca a Montecarlo (incredibile vittoria di Vesely al primo turno) e Roma (Murray lo batte in finale). Nessun allarmismo, l'obiettivo - da anni - resta la famigerata coppa del Roland Garros. Nole ci arriva carico, sicuro e con un equlibrio fisico e tattico disarmante. I fantasmi volano via, arriva il Career Slam

Djokovic si stende a terra dopo la vittoria al Roland Garros - Fonte: P.Montigny/FFT
Djokovic si stende a terra dopo la vittoria al Roland Garros - Fonte: P.Montigny/FFT

Piccole crepe nel limpido progetto del tennista serbo vengono fuori già nella stagione sull'erba. A Wimbledon, Sam Querrey gli organizza uno scherzetto buttandolo fuori al 3°turno. Sul centrale si respira un clima di sgomento. Djokovic riprede il suo ruolino di marcia nel Master 1000 di Toronto, alzando il trofeo sotto gli occhi di Nishikori. Arrivano i Giochi Olimpici e con loro un indomabile Del Potro, munito di un dritto fuori dalla norma che lo rispedisce a casa già al primo turno. Ricarica le pile saltando Cincinnati e vola a New York nell'incantato quartier generale di Flushing Meadows. Non è il solito Djoker disarmante e potente; bensì una versione ridimensionata. Arriva in finale tra ritiri, avversari pochi consoni al suo livello ed un pizzico di magia. Qui la musica cambia, poichè uno spietato Stan Wawrinka - incredibile sotto tutti i punti di vista - gli sbatte la porta in piena faccia e rimpolpa la sua collezione di Slam.

"Non penso più a vincere, voglio solo divertirmi. Dopo il Roland Garros ho perso la passione, devo ritrovarla"

​Il N°1 delle classifiche mondiali si esprime così pochi giorni dopo la cocente delusione americana. Il fisico lo richiama all'ordine e la mente - stressata - viene meno ai dettami imposti. Chiunque - compreso il sottoscritto - mai avrebbe immaginato una tale debacle da parte sua. Perchè non arrivare in finale o perdere la stessa, è una grande sconfitta per un tennista - negli ultimi anni - avanti anni luce a chiunque altro.

Il cerchio si chiude in quel di Shanghai, in una semifinale dal sapore amaro e beffardo. Un clamoroso Bautista Agut lo estromette dal torneo in due autoritari set 

Djokovic - arrabbiato - scaglia ripetutamente la racchetta a terra - Fonte: @APA
Djokovic - arrabbiato - scaglia ripetutamente la racchetta a terra - Fonte: @APA

Mentre - dall'altra parte della rete - Murray continua a ridicolizzare avversari e rosicchiare punti, Djokovic sta passando la prima crisi da quando ha preso il comando dello scenario tennistico. Aspettiamo la chiusura del sipario su questo 2016 - incastonato tra Parigi - Bercy e le Atp Finals - per trarre delle conclusioni. Intanto lo attendiamo nel 2017, quando spegnerà le attesissime trenta candeline.