Roger Federer stringe il pugno, tende la mano a Noah Rubin e si ferma al centro del campo. Sorridente, Roger, risponde alle domande di rito, ammette una forma non eccelsa, ma attende con curiosità l'esame Berdych per valutare la sua effettiva consistenza ad alto livello. Il tempo presenta il conto, giornate diverse, piccoli fastidi a cui trovare rimedio. Avversari di differente natura, il vecchio J.Melzer e il rampante Rubin, facce opposte di un'unica medaglia, un torneo che accorpa i migliori del circuito. Federer si salva, chiude in tre risparmiando preziose energie e va a caccia ora di un meritato riposo prima di entrare nella fase decisiva della sua campagna a Melbourne. 

La versione odierna di Federer non è da stropicciarsi gli occhi, basta però per evitare pericolosi tracolli. Il servizio si conferma arma impropria - 17 aces al termine - trampolino per chiudere nel breve lo scambio. Ancora di salvezza nei momenti di grave pericolo. Il set iniziale vede Roger in controllo. Lo svizzero non offre alcuna opportunità, ma non riesce a scrollarsi di dosso Rubin, si procede così spalla a spalla, fino al 55, punto di volta del parziale e forse della partita. Uno-due di Federer, 75 e schiaffo al coraggio giovanile del nativo di Long Island. 

A dettare il passo è ovviamente Federer, ma lo svizzero, specie col dritto, colpo prediletto, ha rendimento alterno. Al termine lo score recita 48 vincenti e 41 errori, testimonianza di un su e giù prestazionale giustificabile con il lungo stop. Federer combatte con una ruggine naturale, ma ne esce di classe, griffando anche il secondo parziale, di rovescio. Nel sesto gioco, Roger sale 0-30 e poi 15-40. La rottura certifica l'allungo, Federer chiude la porta e vola 63 e due set a zero. 

Le maggiori titubanze nel terzo parziale. Rubin spinge, Federer barcolla, perde la battuta e intravede un fastidioso quarto set. Rubin si conquista un buon margine, si porta sul 41 e poi sul 52, con la possibilità di aggiudicarsi il set e prolungare la partita. Federer deve opporsi a un paio di set point, prima di cogliere le pecche di un giocatore ancora in divenire. Lo svizzero mette sul campo il peso della storia, ha una mobilità non straordinaria, ma prende campo e trova due o tre affondi decisivi. La seconda palla break consente a Roger di annullare il gap. Il tie-break è il momento decisivo. Federer chiama il servizio, Rubin incappa in un doppio fallo. 63, triplo match point. Rubin cede il passo, Federer saluta il pubblico festante. 

Federer - Rubin 75 63 76(3)

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Johnathan Scaffardi
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