Perdere e vincere. Questo è successo a Fabio Fognini nella terra dei principi, nel piccolo paradiso monegasco, dove semplici tennisti diventano principi, appunto, della terra. Certo, la reggia di Parigi e il Roland Garros sono altra roba, ma ciò non toglie nulla alla valenza del risultato ottenuto dall’alfiere italiano.

Era toccato a Volandri, poi a Bolelli e ora a Seppi: ognuno a turno candidato a rinverdire i fasti di un tennis tricolore sempre più opaco. Fognini, invece, non dava garanzie e non ispirava fiducia: troppo discontinuo, altalenante e fumantino, insomma bravo, ma poco concreto.

Poi, accade l’imprevedibile o il prevedibile, dipende dai punti di vista, e improvvisamente il polso cambia marcia. Il giovane promettente arriva e smentisce i facili pregiudizi. Questione di dettagli, di scelte e di guide più o meno sapienti cui affidarsi. Ordine e disciplina, lavoro quotidiano e costante applicazione, come insegna l’allenatore Perlas, che alla vigilia della semifinale afferma: “Non conta dove può arrivare, ma cosa possiamo fare per farlo arrivare”. 

Il cambiamento è in atto e speriamo definitivo, sebbene la terra al ligure piaccia particolarmente, come mostrato la stagione passata nella capitale francese. Nuova testa e nuovo passo in attesa di conferme, minimamente oscurate dalla brutta prestazione contro il numero uno. Perché nella partita più importante le batterie sono scariche e Fabio è il lontano parente del giocatore visto fin lì, ma la crescita necessita tempo e la basi sono solide.

La pazienza è la virtù dei forti. Dopo anni di magra sarebbe comprensibile una certa stanchezza e ansia, però Fabio ha capito che quella non è la strada da perseguire e si affida al nuovo credo: niente ossessioni o passi più lunghi della gamba, vivere giorno per giorno e prepararsi al meglio.

Ha perso e ha vinto, perché la sua marcia non è stata percepita come evento isolato, ma come inizio di un’ascesa. Le doti fisiche e tecniche, sempre riconosciutegli, hanno finalmente trovato il paio con la mente, ad oggi più serena ed equilibrata. Un connubio vincente e lungimirante, che però dovrà subito ribadire la sua forza tra pochi giorni, in casa, sulla sua terra, nella capitale.

Non più soltanto bello e piacente, dunque, ma principe a tutti gli effetti della racchetta. Lo dice Montecarlo, lo dicono le sue recenti partite. L’Italia può sognare, Fabio c’è e prosegue, ma ad una sola condizione: non avere fretta.