Reduce dal trionfo in Coppa Davis contro la Croazia a Zagabria, Juan Martìn Del Potro ha appeno finito di godersi le meritate vacanze, al termine di una stagione che per lui ha significato riscatto e ritorno ad alti livelli. Il gigante di Tandil ha parlato ieri in un'intervista rilasciata al quotidiano argentino La Naciòn, a margine della presentazione della Copa Peugeot, due gare di esibizione contro lo spagnolo David Ferrer a Mar del Plata, in programma il 27 e il 28 dicembre. 

Del Potro spiega di non essere affatto certo di partecipare ai prossimi Australian Open: "Il mio calendario è ancora tutto da confermare - le parole di Delpo - mi sono iscritto a diversi tornei in Nuova Zelanda e Australia, ma i miei programmi possono cambiare da un momento all'altro. Ancora non so se giocherò a Melbourne, potrebbe essere troppo rischioso, perchè ciò di cui ho bisogno adesso non è un allenatore, ma una persona che sappia prepararmi atleticamente per sostenere una stagione ad alti livelli. L'anno appena trascorso è stato estenuante, non sono riuscito ad essere sempre al top. Mancano solo un paio di settimane ai primi tornei del 2017, poi ci saranno subito gli Australian Open. A volte per giocare un paio di tornei importanti si rischia di perdere tempo per una fase successiva della stagione. Insieme al mio fisioterapista e al resto dello staff stiamo analizzando quali devono essere le priorità della mia programmazione, e tutti sono d'accordo che devo stare bene fisicamente e atleticamente. Ho atteso per due anni di tornare a giocare al tennis, potrei attendere ancora un po' prima di rientrare nel 2017. Anche se dentro di me so che, se giocassi bene a Melbourne, farei un bel balzo in classifica che mi tornerebbe utile per tutta la stagione. Sono sensazioni contrastanti, non ho ancora deciso".

Dubbi anche sulla partecipazione al primo turno della prossima Coppa Davis, che si disputerà contro l'Italia a Parque Sarmiento (dal 3 al 5 febbraio): "Giocherò solo quando e dove mi sentirò bene. Il primo turno contro l'Italia sarà sulla terra rossa, una superficie che mi fa perdere molte energie: neanche gli altri ragazzi sanno cosa faranno, il trionfo di Zagabria è ancora molto fresco. Solo quando saremo un po' più tranquilli, definiremo insieme il nostro calendario. Io sto ancora festeggiando la Davis e solo ora sto cominciando ad allenarmi nuovamente". Diventare numero uno al mondo? "E' un sogno che ho da quando sono bambino, e a cui mi sono avvicinato quando sono stato numero quattro e cinque del ranking Atp. Però davanti a me avevo quattro dei migliori giocatori della storia di questo sport, e non era per nulla facile superarli in classifica. Con tutto ciò che mi è capitato in carriera, non so se ora diventare numero uno al mondo sia davvero un mio obiettivo. Al momento il ranking non è una mia priorità, la mia felicità non dipende dallo stare più o meno avanti in classifica. Non so se diventerò mai numero uno, ma spero di tornare a mettere in difficoltà i giocatori che mi precedono, come ho già fatto nel 2016". Infine, qualche considerazione sulla crescita del movimento tennistico in Argentina: "Noi giocatori abbiamo risposto sul campo, abbiamo realizzato un sogno che può essere un trampolino di lancio se i dirigenti argentini sapranno sfruttarlo. Siamo campioni del mondo, bisogna approfittarne, sarebbe stupido fare il contrario. Ora tocca alla dirigenza, sono loro che devono lavorare per costruire un centro federale di alto livello, dove far allenare, studiare e riposare ragazzi dai 10 ai 18 anni che provengono da tutto il paese. E' una situazione unica e storica, che potrebbe far entrare il tennis argentino in un'èlite mondiale".