Rafa Nadal continua a stupire. A Pechino, stronca le ambizioni di Nick Kyrgios e conquista un altro titolo nella stagione del ritorno in vetta alla classifica ATP. Prende corpo la sua striscia di successo, da Flushing Meadows, teatro dell'ultimo slam di stagione, al rettangolo asiatico - China Open - rettilineo d'ingresso verso il 1000 di Shanghai, sugli schermi da qualche giorno. In attesa di ritrovare Roger Federer, Rafa mette un altro punto, conquistando un 500 di livello alto, sopendo un campione in divenire e di fatto rinviando l'atteso ricambio al vertice. Non sembra imminente il crollo del maiorchino, è anzi devastante la sua presenza in campo. Rafa batte per la prima volta in carriera Kyrgios su superficie rapida, a testimonianza della capacità di imparare e leggere la partita, anche dopo anni di vittorie e trofei. Questa spasmodica ricerca della perfezione si traduce in campo in un tennis che, giorno dopo giorno, acquisisce elementi in grado di renderlo inattaccabile. Al gioco, poi, si abbina la componente mentale, da sempre marchio di fabbrica del Nadal giocatore. 

L'eloquente punteggio finale - 62 61 - annuncia la vittoria di Nadal, ma occorre entrare negli spigoli della sfida per ammirare la prestazione dello spagnolo. Un'ora e trentadue, non una passeggiata quindi. Kyrgios, splendido in semifinale con A.Zverev, in un duello da molti annunciato come la "battaglia dei futuri n.1", poggia le sue ambizioni su personalità e forza. Il suo braccio armato non soffre palcoscenico e rivale, per questo detiene invidiabili record contro i migliori al mondo. Le sue certezze si incrinano poco a poco, emergono evidenti i suoi limiti, non certo di tennis. Il talento è luminoso, manca quell'ultimo step che pilota l'ottimo tennista in una dimensione superiore, la capacità di accettare le difficoltà, di trovare una soluzione. Kyrgios è in balia della partita e di Nadal, non è una caduta verticale, sono i punti "pesanti" che spezzano l'inerzia, perché ai vantaggi è sempre Nadal ad avere le carte vincenti. Così nasce il break nel secondo gioco, così si cementifica l'allungo. Quando Kyrgios si sblocca è ormai tardi, il parziale è nelle mani di Nadal, cinico, concreto. 

Non racconta uno spartito diverso il secondo parziale, Rafa alza un muro pallina alla mano, serve una buona percentuale di prime, attacca Kyrgios appena ha un'occasione. Come intrappolato all'interno di un labirinto, Nick si ferma a riflettere, pugnalato da Nadal. Perde la battuta, perde le coordinate iniziali. Una lezione, severa ma utile. Può essere un'oasi di ristoro, da cui trarre insegnamento e futuro. Kyrgios ha doti fuori dal comune, già oggi può essere tranquillamente un giocatore da top ten, deve però colmare quell'ultimo vuoto che lo separa da Nadal. Questione di numeri 1.