All'età di ventisei anni, David Goffin si è guadagnato la prima qualificazione alle Atp Finals della sua carriera. Un premio alla costanza di questo piccolo belga (dichiara 180 cm per 68 kg), sottodimensionato rispetto agli standard del momento storico vissuto dal circuito maschile. Numero otto del mondo, Goffin sarà il settimo magnifico del Master di fine anno (davanti a lui in classifica c'è ancora Stan Wawrinka), ma il suo approdo sulle sponde del Tamigi è meritatissimo, considerato il brutto infortunio alla caviglia patito al Roland Garros. 

Giocatore di talento, che fa dei fondamentali di rimbalzo (soprattutto il rovescio bimane) la sua arma principale, il belga è divenuto un protagonista fisso dei grandi appuntamenti Atp, per non parlare di quanto ottenuto in Coppa Davis con la sua nazionale (sconfitto in finale nel 2015 dalla Gran Bretagna, ci riproverà tra poche settimane contro la Francia). Il suo 2017 è stato più che soddisfacente: non solo continuità ad alti livelli, ma anche due titoli vinti nell'autunno asiatico, a Shenzhen e a Tokyo, utilissimi per consentirgli di partecipare alle agognate Finals, raggiunte anche in virtù di un paio di assenze illustri. Stagione iniziata nel caldo di Doha, dove Goffin ha deciso di debuttare in vista degli Australian Open: nel deserto degli Emirati il piccolo belga non ha fatto molta strada, sconfitto al secondo turno dal mancino spagnolo Verdasco. Meglio è andata la cavalcata di Melbourne, dove si è tolto la soddisfazione di eliminare Dominic Thiem in ottavi, per poi cadere sotto i colpi di un bollente Grigor Dimitrov in quarti di finale. Subito dopo, ecco due finali consecutive, entrambe indoor, entrambe perse, ancora con Dimitrov a Sofia e poi con Jo-Wilfried Tsonga nell'Atp 500 di Rotterdam (dove invece aveva battuto il bulgaro in quarti). Sono stati questi i risultati migliori della prima parte di stagione perchè, una volta volato in America, non è andato oltre gli ottavi ad Acapulco (k.o. con Sam Querrey), mentre nei due Master 1000 sul cemento a stelle e strisce la sua corsa è stata arrestata a Indian Wells da Pablo Cuevas e a Miami da Nick Kyrgios, sempre tra i migliori sedici. Battuta l'Italia in Coppa Davis, Goffin si è tuffato nella stagione su terra battuta, ottenendo una bella semifinale a Montecarlo (out con Nadal dopo aver fatto fuori Djokovic e Thiem) e i quarti a Madrid (eliminato sempre dal mancino di Manacòr). In mezzo, un'apparizione scialba a Barcellona (k.o. con Karen Kachanov, prima di farsi sorprendere da Marin Cilic sul rosso di Roma. 

Il suo Roland Garros ha rappresentato un turning point sfavorevole: giunto agevolmente al terzo turno, è stato costretto al ritiro contro l'argentino Horacio Zeballos, per un infortunio alla caviglia patito per essere andato a sbattere contro uno dei cartelloni presenti a fondo campo. Addio a sogni di gloria parigini e alla successiva parentesi sull'erba dunque, per ripresentarsi a luglio a Umago e Gstaad, eliminato prematuramente da Dodig e Haase, a conferma di una condizione non ancora ritrovata. Neanche a Montreal il belga è riuscito a scuotersi: k.o. con il sudcoreano Hyeon Chung, si è fermato al secondo turno, per poi andare a sbattere ancora contro Nick Kyrgios a Cincinnati. Agrodolce anche il sapore lasciatogli dagli US Open di New York, in cui avrebbe potuto andare oltre gli ottavi di finale, complice un tabellone divenuto abbordabile, prima dell'harakiri contro il giovane russo Andrey Rublev. La stagione di Goffin è cambiata nuovamente, stavolta in positivo, in semifinale di Coppa Davis, in cui ha trascinato il Belgio all'atto conclusivo della manifestazione, aggiudicandosi una sfida chiave in singolare proprio contro Kyrgios. Da lì in poi, eccezion fatta per il torneo di Metz (fuori con Benoit Paire), è rimasto imbattuto per dieci partite, aggiudicandosi i due tornei di Shenzen e Tokyo, in finale rispettivamente sull'ucraino Alexandr Dolgopolov e sul francese Adrian Mannarino. Sono stati questi i successi che lo hanno catapultato verso il Master, nonostante i pasticci di Shanghai e Anversa (fuori contro Simon e Tsitsipas). Ha chiuso giocando bene a Basilea, arrendendosi solo in semifinale a un Federer deluxe, mentre a Parigi-Bercy ha pagato la stanchezza contro Julien Benneteau, già certo di un posto tra i primi otto della O2 Arena. 

Sorteggiato nel gruppo di Rafa Nadal, Dominic Thiem e Grigor Dimitrov, dovrà nuovamente superarsi per andare oltre i propri limiti. Giocatore che sa come districarsi sul veloce indoor, sconta rispetto ai suoi avversari un grave deficit di potenza al servizio, cavandosela invece più che dignitosamente con tutti gli altri colpi. Se Nadal sarà in buone condizioni, si giocherà la qualificazione con Thiem, mai a suo agio sul veloce, e con Dimitrov, sulla carta favorito ma mai garanzia di elevato - ed efficace - livello di gioco. Comunque vada, le sue Finals saranno un successo: con un fisico da maestro di tennis, ha negli anni consolidato la sua posizione fino ad attestarsi tra i top ten.