Tre titoli, Brisbane e Sofia ad abbracciare Cincinnati, 1000 di prestigio in grado di nobilitare una stagione. Numeri che certificano il 2017 di Grigor Dimitrov, di ottimo livello specie sul cemento. Alle porte del paradiso in Australia, nel primo slam, come a Pechino e Shanghai, sul finire di un'annata ricca di oscillazioni. Un continuo peregrinare tra eccellenza e mediocrità, alla ricerca di un appiglio per mantenere promesse incastonate nella racchetta da diversi anni. Classe 1991, per tutti un predestinato, il nuovo Federer, etichetta difficile da digerire, macigno in grado di appesantire il braccio ed offuscare la mente. Scrollarsi di dosso un paragone spinto al limite è l'obiettivo primario, la chiave per sfoggiare un talento ancora oggi con pochi eguali nel circuito.

Dimitrov ha tutto per essere un numero uno, eppure molti non considerano il bulgaro nell'élite del futuro. Sprazzi, qua e là, senza le carte in regola per primeggiare in senso assoluto. A.Zverev è il prossimo eletto, Federer e Nadal si dividono il proscenio presente, Dimitrov si muove nella penombra, lanciando, ad intervalli regolari, frecciate di estrema grazia, giusto per sottolineare il potenziale.

Dimitrov e Nadal infiammano Shanghai (Fonte video ATP)

Prima dell'approdo alle finals, l'epilogo a Stoccolma con Del Potro e il secondo turno di Bercy - KO con Isner - ma è nella rivalità con Nadal che si può sviscerare il Dimitrov versione 2017. Un tennista in grado all'interno della partita di elevare il suo livello di gioco, di portarlo al top. Cinque set a Melbourne, tre nei citati tornei di Pechino e Shanghai, medesimo scritto. Intensità selvaggia, soluzioni sorprendenti, un nemico giurato, il tempo. Dimitrov si scioglie lungo il percorso, come provato da una dimensione non ancora sua, o perlomeno non sua nel lungo periodo. Si colloca qui l'ultimo passo da compiere, per un giocatore in mutazione dopo lo stallo del recente passato.

Londra può essere un interessante trampolino, il girone non appare proibitivo. L'incubo Rafa, ma anche Thiem - in crisi - e Goffin. Il bulgaro parte in seconda fila, ma con margine sull'austriaco e sul belga, sembra l'unico in grado di impensierire il mancino spagnolo. Superare il primo sbarramento per approdare tra i quattro, e lì abbandonare quella maschera di dubbi e incertezze, scrutare a viso aperto la storia.

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo