Il gigante buono. Marin Cilic, alla soglia dei trent’anni, è oramai uno dei volti noti del circuito ATP, anche perché con i suoi 89 chili distribuiti su 98 centimetri, sarebbe difficile da ignorare. Finalista a Wimbledon ed al Queens sull’erba, vincitore del masters 250 di Istanbul, il croato arriva alle Finals di Londra da numero cinque del ranking, nonostante una stagione non brillantissima. Andiamo ad analizzare il suo profilo in vista del torneo dei maestri.

I RISULTATI

Come detto, stagione in chiaroscuro per Marin Cilic: 44 vittorie e 19 sconfitte nei 20 tornei giocati in questa stagione, condizionata anche dall’infortunio all’adduttore rimediato in estate, che lo ha costretto a saltare sia il 1000 di Montreal che quello di Cincinnati, dove avrebbe dovuto difendere il titolo dello scorso anno. Gli acuti, come detto, sono arrivati ad Istanbul, nel 250 che lo ha visto trionfare contro Raonic in finale, ed a Wimbledon, dove dopo aver battuto Bautista, Muller e Querrey, è stato costretto dalle vesciche (e forse dai già citati problemi all’adduttore) a guardare da spettatore privilegiato l’ottavo trionfo di Roger Federer all’All England Club. Dopo uno US Open ed un Masters 1000 nelle ultime tre stagioni, Cilic ha giocato solo due semifinali nel circuito ATP più importante in tutto il 2017: a Indian Wells, Miami e Madrid sono arrivate eliminazioni al secondo turno contro avversari non esattamente di massimo spessore, come Fritz e Chardy, oltre a quella contro lo straripante Alexander Zverev. Discorso identico per gli Australian Open (secondo turno, sconfitta in 4 set contro Evans) e per gli US Open (terzo turno, sempre in 4 set, sconfitta contro Schwartzman). Insomma, non esattamente la stagione dei sogni per il croato, che però sembra voler chiudere nel migliore dei modi per rilanciarsi in un 2018 che si preannuncia scoppiettante.

IL GIOCO

Da anni nell’elité del tennis mondiale, Cilic è il classico esempio di “big server” capace di associare ad un servizio fenomenale anche dei fondamentali all’altezza. Sicuramente il colpo d’approccio rappresenta l’arma principale del croato che, soprattutto se in giornata di grazia, vede correre il conteggio degli ace a velocità abbastanza clamorose. Non solo, anche quando la prima non entra, Marin è capace di lavorare tanto la seconda, sia in slice che in kick, per aprirsi il campo ed impostare il punto a suo favore. I colpi a rimbalzo sono solidissimi, poco top spin, ma una capacità di imprimere forza alla palla con pochi eguali ne fanno un buon difensore ed un attaccante fenomenale, sia con il dritto che con il rovescio. Quando può colpire con i piedi ben fissati al terreno e scaricare tutta la forza che ha a disposizione, il numero 5 del mondo riesce a trovare angoli e velocità che rendono le sue sassate quasi sempre imprendibili.
I punti deboli, però, ci sono, eccome: dovendo muovere un fisico così importante, gli spostamenti laterali ne risultano inevitabilmente compromessi. Quando è costretto a correre da una parte all’altra del campo, di fatti, l’efficacia dell’ex-campione di Grande Slam è inevitabilmente compromessa. Altra nota dolente è il gioco a rete: nonostante i miglioramenti delle ultime stagioni, il croato ha mostrato ancora qualche incertezza di troppo nel rispondere ai passanti più insidiosi.

Mentalmente, Cilic è sempre sembrato una macchina quasi indistruttibile, ma le apparizioni di quest’anno hanno evidenziato qualche crepa anche nell’animo di un guerriero: dalle lacrime sul centrale di Wimbledon al nervosismo delle sconfitte contro Chardy e Schwartzmann, per citarne un paio, Cilic è sembrato non avere sempre in controllo il suo stato d’animo, andando inevitabilmente a condizionare anche i suoi colpi e, soprattutto, le sue scelte tattiche, forzando qualche colpo di troppo piuttosto che sbagliando occasioni piuttosto semplici.

LE ASPETTATIVE ALLE FINALS

Un anno dopo aver sostituito il suo coach, Goran Ivanisevic, con la leggenda svedese Jonas Bjorkman, Cilic sembra ancora non riuscire a ritrovare il gioco che lo aveva portato a vincere il suo primo ed unico grande slam, a New York, nel 2014. Tante difficoltà, fisiche ma anche mentali, ne hanno minato il cammino, impedendogli di trovare continuità e serenità. Ora, però, approfittando delle tante assenze a queste ATP Finals (Djokovic, Murray, Nishikori, Wawrinka) e di Federer e Nadal reduci da una stagione estremamente dispendiosa, il croato potrebbe avere l’occasione giusta, su una superficie a lui congeniale come il cemento indoor, per alzare la voce e tornare a prendersi il palcoscenico principale del tennis mondiale. Il Round Robin, mai superato nelle due precedenti apparizioni al torneo dei maestri (2014, 2016), lo vede contrapposto a Federer, Zverev e Sock nel gruppo intitolato a Boris Becker. Sicuramente sarà difficile rientrare nei primi due per giocarsi le semifinali, ma senza problemi fisici il gigante di Medjugorje può giocarsela quantomeno alla pari con tutti e, perché no, regalarsi l’exploit che tutti aspettano in vista del 2018.