Una delle più grandi campionesse che il tennis femminile abbia ammirato, compie oggi 40 anni. Una carriera che aveva definitivamente spiccato il volo, prima di quella insensata aggressione, quella vile pugnalata di Amburgo. Niente fu più come prima.

Un mancino straordinario, dritto e rovescio rigorosamente a due mani. Passò professionista nel 1989, a 16 anni non ancora compiuti. Campionessa anche di precocità, ma non pagò assolutamente lo scotto dell'inesperienza. Prima semifinale Slam, nel giugno dello stesso anno, al Roland Garros, prima vittoria in uno Slam giusto un anno più tardi, sempre a Parigi, a 16 anni e 6 mesi. Una predestinata, che ci mise davvero poco per raggiungere il top del tennis mondiale. Infatti, nel marzo del 1991, si issò al primo posto della classifica WTA, interrompendo l'egemonia di Steffi Graf, leader da quattro anni.

Ecco, Steffi Graf: con lei nacque una rivalità storica, ma il biennio 1991-1993 fu un totale dominio di Monica Seles, che mise in ombra il talento cristallino della tedesca. 33 finali su 34 tornei disputati, con un incredibile parziale di 159 vittorie a fronte di sole 12 sconfitte. L'ascesa della Seles cambiò la vita ad un tale Gunther Parche, tifoso di Steffi Graf fino all'ossessione, tanto da indurlo in una spirale di depressione, tale da accarezzare l'idea del suicidio.

Il 20 aprile del 1993, vent'anni fa, la Seles sta agevolmente vincendo il suo quarto di finale contro la Maleeva, essendo avanti 6-1, 4-3; al cambio campo, Parche riesce a scavalcare la ringhiera di divisione tra la tribuna ed il campo, scagliandosi contro la numero 1. Una pugnalata alla schiena, con un coltello da cucina. Tutto per veder tornare la sua beniamina Steffi Graf al numero 1, spiego così il suo gesto: "“Sono un gran tifoso di Steffi Graf. Ho più volte mandato a sua madre cento marchi perché, in occasione dei suoi anniversari, le acquistasse dei fiori. Nel 1990, quando Steffi era n. 1 e perse in finale all'Open di Germania dalla Seles, il mondo parve crollare intorno a me. Così decisi di punire la Seles. Ad Amburgo mi decisi dopo tre giorni di appostamenti, nel momento che mi parve più propizio. Non l' ho colpita con tutta le mia forza, non volevo ucciderla, ma solo ferirla. Non sarebbe mai più stata in classifica davanti alla mia Steffi”.

Steffi si commosse quando andò a trovare la rivale in ospedale, ma tornò ben presto al top del ranking, in assenza della Seles. La settimana successiva alla fine del torneo di Amburgo, 17 dele prime 25 tenniste del mondo si riunirono a Roma per decidere se 'congelare' la posizione numero 1 in attesa del rientro della Seles. Tutte votarono contrariamente, salvo la Sabatini.

La riabilitazione della giovane jugoslava trapiantata statunitense combaciò con i cicli di chemioterapia del padre, a cui fu diagnosticato un tumore. La Seles visse il momento peggiore della sua vita ed iniziò a rifugiare il suo dolore nel cibo; questa debolezza divenne ben presto bersaglio della stampa, soprattutto in occasione del suo rientro in campo a Wimbledon.

Monica non presenziò al processo del suo assalitore e decise che non avrebbe più messo piede in campo in Germania, e mantenne fede alla promessa fatta. Al suo rientro in campo, la WTA le assegnò lo status di 'numero 1 bis', decisione che fece storcere il naso a molte colleghe. Non tornò mai più in cima alla classifica, ma vinse un altro Slam (Australian Open 1996) e altri 20 titoli WTA, oltre a tre Fed Cup per gli Stati Uniti  e un bronzo olimpico nei Giochi di casa di Atlanta 1996.

Giocò la sua ultima partita al primo turno del Roland Garros nel 2003, proprio dove la sua magnifica carriera iniziò con la prima semifinale Slam del 1990 e il suo primo Slam, l'anno successivo. Il ritiro ufficiale arrivò solamente nel 2008. Nella sua autobiografia uscita nel 2010, parla della malattia sconfitta e della sua nuova vita, di una felicità ritrovata: "Ho ritrovato il controllo, del mio corpo, di me stessa. Ora so veramente cosa significhi essere felice".

Oggi la Seles festeggia 40 anni, e dal suo ritiro dai campi da tennis si è dedicata agli altri, fornendo testimonianze della sua esperienza con disturbi alimentari, partecipando a numerose conferenze in merito. Chiuse la sua carriera con nove titoli Slam in bacheca, in cui manca Wimbledon, dove perse la finale nel 1992 contro, neanche a dirlo, Steffi Graf. L'8 settembre del 2013, prima della finale femminile a Flushing Meadows, entrò a far parte dello Us Open Court of Champions, che onora i più grandi vincitori del torneo di New York.

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Alberto Coriele
C è chi dice che il calcio sia questione di vita o di morte; non concordo con questa affermazione; posso assicurarvi che è una questione molto, ma molto più seria