Un anno di lotta, di sacrifici e di ritorno a lottare per le posizioni che contano davvero. Anche senza la sua fedele compagna di tante battaglie a metà campo, quella Sara Errani con la quale ha condiviso le più belle gioie della carriera. Ora, per Roberta Vinci è arrivato il momento di vivere gli ultimi dodici mesi sui campi di tennis di tutto il mondo, e per questo i dodici mesi più difficili della propria carriera, fatta di dolori ma soprattutto di gioie.

Dopo un 2014 molto complicato, sia a causa dei troppi tornei giocati, sia per la separazione da Sara Errani, bruciante per chi si è ritrovato a leggerla e riportarla ma forse non per le dirette interessate, che sicuramente avranno maturato con calma e con le giuste contromisure questa divisione tra chi, in tutti i campi del mondo, ha vinto tutto e più di una volta. Il 2015 sembrava essere ancora una volta povero, con un solo quatro di finale (a Hobart) raccolto nella prima metà dell'anno. Ma la finale di Norimberga, persa contro Karin Knapp, sembrava dare un nuovo sapore alla classifica di Roberta, finita nel frattempo ai margini della Top 50 del ranking mondiale.

L'estate, come sempre, porta consiglio e porta grande fiducia a Roberta Vinci, che ottiene i quarti di finale sia a Istanbul che a Toronto, ed è dovuta tornare a giocare un torneo di qualificazione al main draw, a New Haven per poter affrontare le migliori tenniste in circolazione, tanto che la Wozniacki è costretta ad affidarsi al tie-break del terzo set per superarla. Ma la fiducia, come detto, sta crescendo e lo si vedrà nelle due settimane successive, quella degli US Open. Un cammino all'apparenza facile e senza grossi intoppi, ma che in realtà prepara a quella che è una delle imprese più grandi della storia dello sport nazionale. Serena Williams è un ostacolo clamorosamente grande, ma Roberta è ancor più grande di lei: il primo set vinto dall'americana è solo un allenamento per la Vinci, la quale gioca alla grande il secondo e soprattutto il terzo, facendo svanire i sogni di gloria di un intero Paese. La finale contro Flavia Pennetta è una passerella, la brindisina annuncia il ritiro con il trofeo in mano e la sua grande amica inizia a pensarci.

Semifinale a Wuhan, con la frase ormai celebre rivolta a Venus Williams "vuoi un thè? Un caffè?" in uno dei punti decisivi della partita, poi vinta dalla statunitense. E poi Zhuhai, con il sogno di un'altra finale raggiunta ai danni della famiglia più forte della storia del tennis. Ma ancora una volta sarà la Venere a passare il turno. Ma è stato certamente un anno memorabile per la nostra Roberta, la quale si presenterà alle soglie del 2016 con un obiettivo su tutti: fare tutto il possibile per consegnarsi alla storia e alla leggenda del tennis.