Mercato, Benitez ed Higuain: è un Napoli da record

Il Napoli di Rafa Benitez è la migliore squadra del 2015 e contro l'Udinese ha confermato il suo ottimo stato di forma. Merito dell'italianizzazione di Benitez o della fiducia ritrovata dopo la Supercoppa? Il Napoli vola, anche se le amnesie all'interno delle gare stesse continuano ad esserci.

Mercato, Benitez ed Higuain: è un Napoli da record
Napoli forza quattro
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Di Andrea Bugno

Un mese di Gennaio da favola, ma non solo. Il Napoli di questo inizio 2015 vola. Lo dicono i numeri. Lo dicono le classifiche. Sette vittorie in otto partite, tra campionato e coppa: Cesena, Lazio e Chievo in esterna, Udinese, Genoa, Inter e di nuovo Udinese al San Paolo. La classifica del nuovo e giovane anno solare recita Napoli al comando, poi il resto del plotone. Ma quali sono i meriti del successo? Dove è cambiato il Napoli? Quanto può durare?

Tra gli aspetti positivi che caratterizzano questo filotto di vittorie (sconfitta con la Juventus compresa) vanno sicuramente considerati e miscelati tra loro una serie di aspetti: la fiducia ritrovata dal gruppo (staff e giocatori) dopo Doha, l'italianizzazione di Rafa Benitez che sembra finalmente più cinico ed umile rispetto alla stagione scorsa ed una coppia di giovanotti che da inizio Gennaio sono stati inseriti nel gruppo e stanno dando un apporto maggiore di quel che ci si attendeva.

Procediamo per gradi. Partendo dalla convinzione e dalla maturità che sembra finalmente raggiunta da parte del gruppo. Il Napoli che ha lasciato il vecchio anno e si affacciava verso il 2015 sembrava pauroso, intimidito, privo di spina dorsale. Ecco sopraggiungere il toccasana Supercoppa, che ha infuso quella sicurezza e quella consapevolezza giusta all'insieme. Non che prima che mancasse, ma si faceva fatica ad ottenere e coagulare. Adesso la squadra che scende in campo sembra avere un piglio diverso, non solo tatticamente, ma anche nella postura, nell'animo.

GONZALO DIPENDENZA - Da non sottovalutare sotto questo aspetto il ruolo di leader, tecnico e carismatico, assunto da Gonzalo Higuain. Un pò per imposizione da parte di Benitez che più volte gli aveva mandato delle frecciatine in tal senso, un pò per precedente mancanza in rosa, il pipita si è incaricato di tale onere. L'argentino ha inoltre messo da parte l'orgoglio ferito del campione che, deluso dall'eliminazione dalla Champions e frustrato dopo il periodo nero di inizio campionato, aveva condizionato le prestazioni dell'ex Real e non solo. Higuain ha abbracciato Napoli ed il Napoli, con tutta la sua esperienza e con la sua rabbia agonistica. Il suo marchio è ovunque in questa stagione, in Champions come in Europa League, in Supercoppa come in Coppa Italia, ed infine in campionato come nel gruppo. Anche ieri, sebbene non sia stato servito a dovere sotto porta, l'argentino ha svolto il lavoro di squadra al meglio, entrando nel primo gol con un assist per l'inserimento di Mertens e, soprattutto, nel secondo. Si, proprio nel secondo. Se Gabbiadini ha avuto il merito di trovarsi solo in quello spazio è perché, oltre alle proprie doti ed all'inserimento senza palla, lo spazio era stato lasciato vuoto appositamente da Higuain, retrocesso verso la palla portandosi dietro due difensori. Non è importante segnare, l'importante è vincere. Higuain l'ha capito e sta trascinando il Napoli.

ITAL-BENITEZ - Tuttavia questi meccanismi erano già ben oleati prima dell'arrivo di Gabbiadini. Allora cos'era che mancava al Napoli? Perché anche quando imponeva il suo gioco non riusciva a raccoglierne i frutti? La soluzione potrebbe stare dietro a quella che in questo mese si sta chiamando comunemente "italianizzazione" di Rafael Benitez. L'allenatore del Napoli si sta riscoprendo meno esteta e più cinico rispetto al passato. Un ritorno alle origini Beniteziane, perchè sia in quel di Valencia che al Liverpool il tema tattico era più o meno il seguente. Meno possesso palla, meno fraseggio, più copertura ed equilibrio. Meno passaggi in orizzontali, più verticalità e ripartenze. Il Benitez all'italiana, o alla napoletana che dir si voglia, predilige due medianacci di rottura davanti alla difesa, con gli esterni d'attacco che partono molto più bassi nel suo ipotetico 4-4-2 in fase di non possesso. A partire dalla sconfitta di San Siro, con le conseguenti polemiche, lo stravolgimento, tattico e di filosofia. Che sia il viatico per fare l'ultimo e definitivo passo per la consacrazione?

L'AIUTINO ESTERNO - E' innegabile. Nei recenti risultati del Napoli hanno influito, e non poco, gli innesti del mercato invernale. Strinic ha giocato, dopo Cesena e Juventus, tutte le gare di campionato e coppa (ben 5), prima di rifiatare domenica contro l'Udinese grazie al rientro anticipato di Ghoulam dalla spedizione africana. Prestazioni in crescendo ed una sicurezza statuaria hanno fatto del biondo croato un pezzo fondamentale del puzzle del quale se ne sentiva assolutamente il bisogno. L'apporto del terzino si è sentito maggiormente nell'equilibrio tattico della squadra, nella solidità che il giocatore ha dato, o meglio ha ha aggiunto al reparto difensivo, grazie alla sua apparente tranquillità e nonchalance. E non solo. In fase propositiva l'ex Dnipro s'è fatto sempre trovare pronto per appoggi, sgroppate ed assist, uno dei quali fondamentale in quel di Verona. A raccoglierlo e scartarlo l'altro acquisto, Manolo Gabbiadini. All'incertezza ed allo scetticismo dei primi giorni sul suo inserimento, sia caratteriale chee tecnico, in rosa come in una città meno a dimensione d'uomo, Manolo ha risposto con due gol in due partite, a Verona e ieri contro l'Udinese. Dimostrazione, semmai se ne sentisse il bisogno, che il ragazzo di Bergamo gli attributi li ha ed anche molto pronunciati. Insomma, dal mercato di Gennaio Bigon ed il Napoli hanno pescato ed anche molto bene. Il che non guasta mai.

DOVE MIGLIORARE ANCORA - Nonostante i risultati positivi e la striscia vincente, a Napoli non è tutto oro quel che luccica. Certo, i punti rosicchiati alla Roma e quelli guadagnati sulle dirette inseguitrici fanno ben sperare, ma le lacune e le pause all'interno delle partite stesse fanno vacillare, seppur minimamente, le certezze di tifosi ed allenatore. Anche ieri l'Udinese che sembrava sepolta dalle scorribande di un Mertens finalmente protagonista, da un Hamsik al centro dell'attenzione (anche se per poco) e da un Gabbiadini puntuale come un orologio svizzero, non solo è riuscita a tornare in partita, ma anche a mettere in forte imbarazzo i partenopei. E' bastata una discesa libera di Allan tra i paletti della difesa azzurra per far emergere le lacune della gruviera partenopea, che si è protratta da quel momento (era il 25') fino al termine del primo tempo. Insomma, c'è sempre da soffrire per i tifosi del San Paolo. Qui il Napoli deve migliorare, per limare errori e cali di concentrazione. Facile a dirsi, di più difficile realizzazione.

La strada intrapresa però sembra quella giusta, l'onda azzurra non sembra intenzionata a fermarsi. Sabato, a Palermo, l'ennesimo esame.