Vittoria per 1-0 contro l'Udinese, squadra che da anni ostacola il cammino partenopeo, l'undici di Sarri non molla le prime posizioni. 25 punti, quarta piazza in classifica, a sole due lunghezze dalla coppia di testa. Terzo miglior attacco e seconda miglior difesa del campionato. E allora, si può pensare al titolo?

La risposta è: No. Almeno per ora, no. E perchè?

1) Sul fatto che Sarri stia facendo un ottimo lavoro all'ombra del Vesuvio siamo tutti d'accordo. Pur essendo la prima volta che comanda una squadra che deve giocare 3 competizioni, spesso in campo ogni 3 giorni, "finora" sta gestendo bene le energie dei suoi, con un turnover intelligente. "Io credo che con 18 giocatori si possa fare un colpo di stato". Ed ecco perchè la parola "finora" è fra virgolette. Il Napoli non ha iniziato bene il campionato, ma, dopo una manciata di turni, ha iniziato a dimostrare potenzialità importanti, raccogliendo meno forse di quanto meritato. Le soste non hanno influito sul rendimento della squadra, che così è riuscita a rifiatare un po', beneficiando anche delle mancate convocazioni in Nazionale di giocatori come Allan, Insigne e Higuaín. Ora però, dopo il periodo natalizio, da gennaio fino a maggio è corsa continua. Inizierà lì il test più arduo per Sarri, che dovrà far fronte a eventuali infortuni e cali fisici. Un esempio clamoroso è la Roma di Rudi Garcia, che, nelle due precedenti stagioni, a gennaio ha perso decine e decine di punti, decisivi poi per la corsa all'obiettivo massimo. Dovrà essere bravo Sarri a gestire i suoi giocatori, e qui la sua mancanza di esperienza a questi livelli rischia di essere fatale per gli azzurri.

2) La stagione 15/16 per il Napoli è stata caratterizzata da tantìssimi cambi, sia dentro, che fuori dal campo: out Benítez e Bigon, in Sarri e Giuntoli. Via il 4-2-3-1, spazio al 4-3-3 (con la parentesi 4-3-1-2). Inversione di tendenza sul piano del gioco e in termini di uomini, con l'arrivo di giocatori come Reina, Hysaj, Allan o Chiriches. "The A-Team": Reina; Ghoulam, Koulibaly, Albiol, Hysaj; Jorginho, Allan, Hamsik; Insigne, Callejón, Higuaín. Alternative, valide, ce ne sono? E per valide si intende: si può prendere un giocatore dalla panchina e metterlo in campo, senza che la squadra perda qualità? La risposta è no. Se si fa male Reina, i tifosi sono disposti a dare un'altra chance a Rafael? No. E Gabriel? È ancora un'incognita e, nelle partite in cui ha giocato, ha convinto poco. Sulle corsie, c'è Maggio come seconda opzione a destra, ma il buon Christian, oltre ai suoi 33 anni, ha dei limiti evidenti, perciò Hysaj sin dall'inizio è diventato uno degli intoccabili di Sarri. Per la zona centrale, c'è solo Chiriches, che ha già dimostrato di non essere inferiore sia a Albiol che a Koulibaly. Ma c'è solo il rumeno. Sulla sinistra, Strinic sta trovando il suo spazio e il Napoli sembra essere coperto lì. Ed ecco che arriviamo al punto centrale della questione: la mediana. Valdifiori non ha perso qualità, ma ha sentito il peso della nuova maglia ed ha perso il posto in favore di Jorginho, che, giocando in un centrcampo a 3, è rinato. E per le caselle di Allan e Hamsik? C'è David López, giocatore utilissimo alla causa, importante in fase di non possesso, ma che non ha la capacità di inserimento di nessuno dei due citati sopra. Chalobah e Dezi, finora, sembrano fuori dal giro. Sarri vede El-Kaddouri più come un esterno. In attacco, Callejón è il patron della fascia destra, e lì Mertens ha già dimostrato di non essere a suo agio, mentre El-Kaddouri si sta ancora adattando al nuovo ruolo. A sinistra, c'è l'eterno ballotaggio tra il belga e Insigne, con l'italiano titolarìssimo, per le sue doti in fase di non possesso. E Higuaín? Alle spalle del Pipita, Gabbiadini, in grande spolvero in Europa League. Manolo è un grande talento, ma è diverso giocare contro squadre europee che concedono più spazio, che andare, ad esempio, a Marassi a giocare contro un Genoa chiuso, con gli 11 dietro la linea del pallone. Ecco. La mancanza di alternative può rivelarsi fatale.

3) Cosa manca al Napoli, da anni? Risposta: La continuità. Al momento, la squadra è lucida, fisicamente sta bene e riesce ad approffitare dell'Europa League per dare un po' di spazio a chi gioca meno. Ma dal 6 gennaio fino al 20 marzo, il Napoli sarà costretto a giocare senza pause. Gli infortuni possono incidere, oltre ai cali psicologici e fisici. Basta poco per perdere la ritrovata continuità, soprattutto in un campionato come quello di Serie A. Su questo punto, ci sono ancora molti dubbi sul fatto che il Napoli possa fare come la Juventus degli anni scorsi. Perchè vincere una partita per 1-0, giocando meno bene o male che sia, vale gli stessi 3 punti che vincere per 5-0 giocando calcio champagne. E a lungo termine, il Napoli rimane ancora un'incognita in questo. (Anche se gli esami contro Chievo e Udinese lasciano ben sperare).

4) "Parlare del titolo è una bestemmia". "Nel finale del match (contro il Midtjylland ndr) sono entrato negli spogliatoi e ho detto una sola parola: Udinese". Non è che Sarri non pensi alla gloria di fine stagione, ma per il Mister degli azzurri l'importante è non guardare troppo in là. I giocatori devono rimanere con i piedi per terra, preoccuparsi solo di vincere la partita alle porte. I conti si fanno alla fine. Sarri sa che ogni giocatore ha un modo di essere diverso, la pressione può cambiare il rendimento in campo dei suoi. Un bravo allenatore non può capire solo di tattiche e schemi, deve anche saper gestire uno spogliatoio di più di 20 uomini, ognuno di loro con una personalità, una cultura e un modo di vivere. Non potendo cambiare le loro teste, si deve cercare di far concentrare tutti sullo stesso obiettivo: la partita successiva.

Insomma, per questo Napoli non mancano i motivi per cancellare la parola Scudetto. Mancanza di alternative, inesperienza di Sarri e di alcuni giocatori, capacità di reggere la pressione in certe partite, tutti fattori che sconsigliano sogni proibiti.