Il Pallone racconta: Oleksandr Zavarov

Oleksandr Sasha Zavarov nasce il 26 aprile del 1961 a Vorošilovgrad. L’Unione sovietica, guidata dal colonnello Lobanovs'kyj, aveva destato grandissima impressione ai Mondiali di Messico 1986, dove fu ingiustamente eliminata dal Belgio nella partita più bella del torneo, finita 4-3 con due goal irregolari concessi ai belgi ed agli Europei del 1988, dove fu sconfitta dall’Olanda stellare di Gullit e Van Basten.

Tutto il gioco di quella squadra, che faceva della disciplina tattica il proprio punto di forza, passava dai piedi buoni e dalla velocità di pensiero di questo piccoletto con la banana bionda sulla fronte. In realtà quella nazionale, così come la Dinamo Kiev che lo stesso Lobanovs'kyj dirigeva, aveva anche delle ottime individualità, come il portiere Dasaev, il Pallone d’oro Belanov e l’attaccante Protasov. Proprio nella semifinale del Campionato Europeo, l’Unione Sovietica umiliava la squadra azzurra, battendola con un perentorio 2-0.

Zavarov arriva alla Juventus alla fine di quel torneo, con grandi aspettative da parte dei tifosi e con grande clamore della stampa, considerato che si tratta del primo calciatore sovietico ad arrivare nel nostro campionato, grazie anche ai buoni uffici di Agnelli presso le gerarchie dello stato, allora governato da Gorbačëv: "Per me è un grande onore venire a giocare nella Juventus",dice il giorno del raduno, "che è famosa anche in Urss, come la Fiat. Il calcio italiano è molto affascinante, l’Italia intera è molto affascinante".

Le aspettative sono presto deluse: Sasha gioca un campionato mediocre in una squadra mediocre, guidata con buona volontà da Dino Zoff, che gli fa vestire la maglia numero dieci, troppo pesante e nemmeno tanto amata da Zavarov. Quel campionato è vinto dall’Inter di Trapattoni che sbaraglia tutti i record, ma anche Napoli e Milan sono nettamente superiori alla Juventus, che i piccoletti Zavarov e Rui Barros non riescono a tenere a galla.

Nel campionato successivo arriva il connazionale Alejnikov e, su richiesta dello stesso Zavarov, Zoff gli concede la maglia numero nove, che Sasha veste abitualmente anche il Nazionale. La Juventus riesce a conquistare la Coppa Italia e la Coppa Uefa, ma l’apporto del russo è marginale, tanto è vero Zoff schiera spesso l’emergente Casiraghi al suo posto, al fianco dell’autentica sorpresa del torneo, Toto Schillaci.

Al termine della stagione 1989/90 si disputano i Mondiali italiani; per l’Unione Sovietica è una delusione enorme. La squadra perde le prime due partite contro Romania ed Argentina ed a nulla vale il perentorio 4-0 contro il Camerun; l’Unione Sovietica è eliminata al primo turno, la Grande Armata del colonnello Lobanovs'kyj è affondata definitivamente. Anche nella Juventus ci sono grandi novità: Zoff viene sostituito da Maifredi, si inaugura il nuovo corso di Montezemolo ed anche per Sasha non c’è più spazio. Viene ceduto in Francia, al Nancy, dove continua la sua parabola discendente; appesi gli scarpini al chiodo, Zavarov comincia la carriera di allenatore guidando squadre di secondo piano francesi e svizzere.

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