La Serbia spodesta la Croazia in cima al mondo. Quattro anni dopo Londra non riesce il bis alla squadra croata, che crolla sotto i colpi di Mandic (4) e di Filipovic (2), che con il rispettivo mancino trafiggono ripetutamente, ed a piacimento, la difesa fin troppo deconcentrata della squadra di Tucak. Un monologo serbo fin dalle prime battute del match, che regala il primo oro, storico, per la squadra di Savic, impeccabile con l'uomo in più. Proprio le difficoltà in superiorità sono invece la croce invece per Sandro Sukno ed i suoi, che lasciano Rio con il capo chino. Ciclo chiuso con l'alloro olimpico sulla torta per i serbi, che nell'ultimo quadriennio hanno vinto qualsiasi cosa a disposizione. 

Tucak sceglie davanti a Bijac il solito sestetto con Loncar, Jokovic, Buslje, Sukno, Setka e Garcia. Risponde Savic dalla parte opposta con Gocic, Randelovic, Pjetlovic, Filipovic, Mitrovic e Prlainovic con l'altro Mitrovic, Branislav, tra i pali. 

Inizio tutto di marca serbo, con la squadra di Savic che entra in acqua con maggiore tranquillità e concentrazione. La pressione difensiva è asfissiante - senza esclusione di colpi fin dalle prime battute - il cinismo in attacco è decisivo: due gol in superiorità, in altrettante occasioni, spalancano le porte al primo break (3-1) grazie alle marcature di Pjetlovic, Mandic e Mitrovic. Di Sukno, che trafigge un attentissimo Mitrovic con un pizzico di fortuna, l'unico gol croato. Nel finale gli animi si surriscaldano ancor di più, ma è fatale alla Serbia la disattenzione che lascia Javi Garcia poter liberare il suo mancino per il 3-2 di fine primo quarto. 

In avvio di secondo periodo sono le difese - con i rispettivi portieri - a salire in cattedra, concedendo pochissimo agli attacchi avversari. La Croazia - con Garcia - non sfrutta l'uomo in più, mentre la beduina di Nikic riporta la Serbia a più due. Mitrovic e Pjetlovic, in controfuga, non riescono a confezionare il gol del massimo vantaggio, ma la frenesia in attacco con l'uomo in più non permette ai croati di accorciare (0/3). La palombella di Gocic, docile e precisa, regala i tre gol di vantaggio alla Serbia, ma Setka scuote immediatamente la Croazia dalla parte opposta. Negli ultimi secondi sale in cattedra Mandic: prima con il gol del 6-3, da fermo, poi con la deviazione in difesa su Setka poco prima della sirena dell'intevallo lungo.

Il gol di Buric - sempre in parità numerica per la Croazia - sembra essere di buon auspicio per la rimonta, ma l'attacco disfa ciò che cerca di tessere l'ottima difesa. La pessima percentuale in superiorità (diventerà 1/8) compromette i tentativi di tornare in partita per i croati, con il fendente di Filipovic che rimette tre lunghezze di distacco tra le squadre. Gli errori di Petkovic e di un Buslje fuori partita permettono ancora alla Serbia - ancora con il mancino del numero 10 - di firmare il massimo vantaggio sull'8-4. Il gol di Sukno illude ancora la Croazia, che cede alla splendida beduina di Mandic sulla sirena che taglia definitivamente le gambe agli avversari. 

Pjetlovic, nel nulla della difesa croata, doppia gli avversari. Sukno è l'ultimo ad ammainare la bandiera a scacchi della sua nazionale e prima accorcia (6-10), poi trova la traversa a negargli la marcatura del possibile meno tre. E' ancora il bolide di Mandic, dalla distanza, a mettere la parola fine all'incontro. Gli ultimi tre minuti sono una formalità per i serbi, utili soltanto per fissare il punteggio sul 7-11 finale.